Non una mostra fotografica, ma una trama di immagini: “Tu cancro, io donna. Ammalarsi di femminilità” è questo, nelle parole di chi l’ha pensata e poi realizzata. Non si vuole chiamare mostra perché Noemi Meneguzzo non fa la fotografa ma l’insegnante, anche se, per l’occasione, è stata anche ideatrice, curatrice e modella. Ha scelto di fotografare il suo corpo per parlare di come il cancro al seno cambi tante cose: tra queste la femminilità, che si ridefinisce in un modo nuovo. “Quello che voglio trasmettere va oltre al mezzo della fotografia. Per questo dico che è una trama: perché ci sono varie esperienze della vita messe insieme, e perché varie persone hanno concorso alla realizzazione”. Come le fotografe Raffaella Bolla e Daniela Dall’Ora e il curatore e grafico Marco Legumi.

Trentanovenne di Vicenza, Noemi Meneguzzo ci tiene alle parole e non soltanto a quelle che descrivono la sua mostra. Si ha l’impressione, parlando con lei, che servano a tracciare meglio i confini delle cose per renderle più semplici. “Bisogna avere la forza di dare alle cose il loro nome: tu cancro”, scrive sul sito dedicato all’esposizione. Anche per raccontare la malattia sceglie con accuratezza le parole: si definisce cancer survivor, un’espressione comune negli Stati Uniti dove, ci spiega, il cancro non è un tabù. “Mi piace il termine perché lo usavamo con molta tranquillità in California, ti dà l’idea di aver fatto qualcosa di buono”.

La mostra si può visitare dal 6 al 21 ottobre a Vicenza, nel Palazzo delle Opere Sociali in piazza Duomo 2. Tutto nasce da un paio di autoscatti (“non sono stati ritoccati e non sono artistici: se uno viene per assistere a dei virtuosismi fotografici sbaglia posto”) e dalla spinta di una cara amica, Donatella Scalco, che le ha dato l’impulso per cominciare. “Penso al principio della fisica per cui ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”, racconta Noemi. “È una risposta forte rispetto a un’esperienza forte”. L’esposizione racconta le trasformazioni che derivano dal cancro al seno. “Ti toglie quelli che esteriormente sono i connotati della tua femminilità, e quindi della tua identità”, racconta Noemi, che sul sito scrive: “A me la malattia ha regalato una nuova femminilità, più consapevole e matura. E ammalarsi di femminilità vuol dire non riuscire più a fare a meno delle mie cicatrici”.

Il percorso espositivo si svolge in quattro stanze seguendo il filo di una domanda: “Chi sono io e per chi?”. Ma quello di Noemi Meneguzzo è un percorso che accomuna tante donne e la mostra, che pure nasce da un’esigenza personale, sembra rivolta a loro. “All’inizio l’ho fatto per me, come tutti i pittori o i fotografi, per un bisogno di espressione”, racconta. “Ma adesso che sto pubblicizzando la mostra mi rendo conto di come il messaggio diventi sempre più universale. Ci sono tante donne che mi scrivono: “Grazie, avrei voluto farlo anch’io”, oppure che mi raccontano la loro esperienza. Una mi ha detto: ‘Mi sono resa conto che mi sono rifiutata di uscire di casa per un anno perché sono disoccupata e pensavo che la gente mi guardasse'”.

Ma nei giorni della mostra non parleranno soltanto le foto. Ci saranno incontri, spazi di discussione, musica e aperitivi. Cancro e femminilità sono al centro dell’incontro del 7 ottobre, un percorso tra filosofia, arte e scienza. Per il 18 ottobre è previsto un approfondimento a cura della Cisl dal titolo “Diritti e tutele sociali nel caso di malattie oncologiche”. Tra questi e gli altri incontri ci sono anche spazi di divertimento, e aperitivi a base di spritz. “È un’abitudine qui a Vicenza. L’aperitivo, con i gruppi che suonano, è un modo per attirare i giovani a vedere la mostra. Il linguaggio del cancro sta cambiando, su internet ci sono blog di ragazze giovani (uno di questi è l’Amazzone Furiosa, ndr). Abbiamo cominciato a parlarne e gli spritz mi sembravano adatti alle nuove generazioni, a chi ha un nuovo linguaggio. La mostra è abbastanza dura a livello di immagini, ma non c’è solo quello, c’è anche un aspetto ironico nell’abbinamento con la musica e gli spritz, c’è la voglia di vivere e di gustare l’attimo”.

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