Non passa giorno senza che si odano gli accorati appelli della parte supposta intelligente del paese che invitano le forze politiche a recidersi un capillare e firmare col sangue il loro impegno a portare avanti, nel caso (per gli intelligenti malaugurato) in cui vincessero le prossime elezioni, la così detta agenda Monti, senza se e senza ma. Alcuni, senza pudore né ritegno, parlano apertamente di un Monti bis senza Monti come di una soluzione paradisiaca. Non so perché ma mi ricordano Henry Ford, il quale disse che l’acquirente avrebbe potuto scegliere il suo modello T di qualsiasi colore che voleva, purché fosse nero.

Naturalmente la definizione “Agenda Monti” non va oltre questa enunciazione; non è necessario, perché dovrebbe essere chiaro anche agli intelletti semplici come il mio, così come rifulge tra i neuroni degli eletti, che “agenda Monti” non si spiega; dire che è buona e bella sarebbe tautologico; distinguere tra il buono e il meno buono dell’operato del governo nei trascorsi 10 mesi non è un’impresa difficile, sarebbe inutile e anche lesiva dell’immagine del paese e del buon senso, dato che grazie a Monti, siamo ancora in Europa, siamo arretrati dal baratro e stiamo ancora in piedi.

Disoccupazione alle stelle? Effetto collaterale trascurabile e non assolutamente imputabile alle politiche del governo che è innocente come un neonato. Esodati? Altro effetto collaterale, fastidioso, scopiamolo sotto il tappeto. Tanto si tratta principalmente di vagabondi che più che mangiare pizza e maccheroni al sole non fanno.

Spread ostinatamente alto, salvo quando Draghi fa finta di essere il Direttore di una Banca centrale? E via, colpa di Berlusconi e un po’ anche dei Comunisti che governarono alcuni lustri fa.

Avanti tutta, davanti “c’è solo un po’ di nebbia che annuncia il sole” e serve un comandante che non si ponga dubbi ma tenga ben dritta la barra; anzi, prima di lasciargliela vogliamo una sua dichiarazione giurata che non la sposterà di un millimetro; hai visto mai che gli venisse in mente, a saldo di bilancio invariato, di barattare una tassa con una minore spesa oppure una dismissione di patrimonio demaniale con un altro risparmio.

E noi, dal mozzo in giù, fino al marinaio semplice: schiena dritta e lustrare gli ottoni, le pezze al sedere non lo impediscono. Ah, dimenticavo: pregasi cantare con entusiasmo mentre si lustra, perché l’immagine di un paese compatto dietro al condottiero calma gli speculatori (impressionati da tanta abnegazione) e calma lo spread.

Andrei oltre le preoccupazioni dei nostri encomiabili guardiani del verbo: perché correre il rischio che il futuro premier eletto, in un raptus di indipendenza, si metta in testa di fare del suo, pensando di potersi elevare al rango di un primo ministro vero e non di una fotocopia? O, peggio, quale enorme problema potrebbe nascere se un ministro del welfare (che ha da essere clone del precedente, come da contratto di sangue firmato) ritenesse invece il problema degli esodati come da risolvere subito, trovando le risorse per farlo?

Per prevenire queste infauste possibilità di autonomia decisionale che potrebbero manifestarsi anche dopo gli impegni presi, non sarebbe meglio non farle per niente le elezioni? Intendo: invece del colpo di stato psicologico, un colpo di stato vero, con qualche generale che mettesse la pistola sul tavolo prima di ogni discussione non darebbe maggiori garanzie di continuità? O forse no; magari anche il generale potrebbe cambiare idea; insomma, sembra non esserci modo di garantire la continuità certa dell’agenda Monti oltre ogni dubbio anche irragionevole. Accidenti!

Anzi no, forse un modo ci sarebbe; sembra anche facile. Gli ‘agendamontiani’ delle varie parti politiche (in tutti i partiti oggi coabitano ‘montibissini’ convinti con i perplessi) potrebbero confluire in modo trasparente in un’unica organizzazione, che certamente avrebbe, oltre che il seguito immenso dei supporters di ciascuno, il necessario sostegno finanziario per una campagna elettorale potente ed efficace. A tale macchina da guerra chi potrebbe resistere? A elezioni vinte a mani basse non rimarrebbe che da governare trionfali, magari rimettendo il Senatore a vita alla guida, insieme a qualcuno dei suoi ministri migliori, dato che lui, poveretto, non può candidarsi perché già in senato a vita.

Questa soluzione tra l’altro avrebbe anche il grande pregio di essere inattaccabile dal punto di vista della democrazia, perché un governo designato dalla parte vincitrice delle elezioni non si discute. Non si capisce perché, anziché cercare di convincere l’altra parte a attuare le proprie idee nel caso in cui vincesse, la congregazione dei “Monti forever” non si organizzi semplicemente per convincere l’elettorato a votare per loro. Misteri della vita.

Comunque proverò d’ora in poi ad attuare la loro tattica; per esempio potrei tentare di convincere mia moglie che d’ora in poi può scegliere lei come si passa la domenica, purché si impegni a fare quello che piace a me, oppure i vicini di casa che in previsione della prossima assemblea di condominio in cui si deve decidere di che colore imbiancare le parti comuni sarebbe opportuno che ciascuno si impegnasse a votare per farle beige.

Chissà se avrò successo? Temo di no, eppure questi miei desiderata hanno tanto fondamento quanto quello che hanno i desiderata di coloro che vogliono dagli altri l’impegno al proseguimento a priori dell’agenda Monti, senza se e senza ma e anche in presenza degli effettucci collaterali di cui parlavo prima.

Mi sfugge qualcosa?

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