“Non dobbiamo avere paura delle parole, dobbiamo andare verso una federazione di Stati-nazione. Questo è il nostro orizzonte politico”. Con queste parole nel suo ultimo discorso davanti al Parlamento europeo, il Presidente della Commissione Manuel Barroso ha rilanciato l’idea di una costruzione europea che sia una federazione “fatta con gli Stati membri, non contro gli Stati membri”.

Ma gli Stati membri sembrano invece avere deciso il contrario e nei fatti stanno decisamente andando verso uno smantellamento dell’Unione europea. L’ultimo evento che conferma questa tendenza è il taglio del bilancio comunitario per il 2012 che ha provocato fra l’altro l’esaurimento dei fondi destinati al programma Erasmus. Il programma Erasmus era forse il più potente strumento di integrazione europea. Perché per anni ha permesso a migliaia di giovani europei di studiare per un periodo in altri paesi, di conoscere altre mentalità, di imparare le lingue, cominciando così a costruire quella rete di contatti e legami che è indispensabile per creare coesione e integrazione e per scavalcare le chiusure nazionali.

Se è vero che l’Europa va costruita dal basso, il programma Erasmus era proprio lo strumento adatto, perché era rivolto ai giovani e scavalcava i muri precostituiti delle gerarchie e dei circoli di potere nazionali creando appartenenze più vaste e transnazionali. In questi giorni i governi degli Stati membri stanno decidendo tagli ancora più drastici del bilancio comunitario che potrebbero portare a un radicale cambiamento di orizzonte del progetto europeo. Non solo l’idea di federazione tanto auspicata da Manuel Barroso sembra non raccogliere nessun credito fra i nostri governi, ma anche l’Europa comunitaria fondata su decisioni prese collegialmente da tutti gli Stati, sembra ormai tramontata. E’ probabile che da questa mutazione nasca un’Europa governativa, orientata ad una politica di accordi bilaterali fra governi, dove si abbandonerà ogni prospettiva di costruzione comune, ogni visione continentale, ogni ambizione di unione. Sarà un’Europa dove necessariamente comanderà il più forte, quello che sarà in grado di imporre le sue condizioni e agganciare a sé i paesi che le accetteranno. I più deboli resteranno fuori dal cerchio dei potenti e diventeranno satelliti, paesi di serie B, il nuovo terzo mondo all’interno dell’Europa.

Gli europei sono così vittime di una grande beffa. Le stesse classi politiche che nel nostro e in altri paesi, ubriache di mal concepito liberismo, hanno lasciato venire la crisi rinunciando a ogni tutela della nostra economia, a ogni controllo dei mercati finanziari, le stesse che sono poi accorse a rimborsare le banche che l’avevano causata tagliando i bilanci pubblici, le stesse che ogni giorno, anziché investire i soldi pubblici in infrastrutture, ricerca, innovazione ci impongono un rigore fine a sé stesso, le stesse che sottobanco sperperano e rubano senza ritegno, oggi affossano l’unico progetto politico che potrebbe avviare l’Europa sulla via della ripresa e della prosperità. Ma a loro poco importa questa deriva. A loro preme solo di mantenere il potere nelle capitali e soprattutto di non cederlo agli organi di un’Europa federativa, direttamente eletta dai cittadini europei, che sfuggirebbe al loro controllo. L’unica speranza è che gli studenti di Erasmus si ricordino della loro esperienza, che si rendano conto che un’altra Europa è possibile e soprattutto che bisogna urgentemente strappare le redini di mano a questa scellerata classe dirigente.

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