Più di una volta mi sono chiesto se vale ancora la pena continuare a lottare contro le discriminazioni, il razzismo, la xenofobia. Ogni giorno i giornali rendono pubblico il peggio di cui questa società è capace. Il disprezzo per la dignità umana sembra non avere un punto di arrivo, ma solo tanti nuovi record.

Tuttavia, di tanto in tanto, si intravedono spiragli di luce che lasciano aperta la porta della speranza.

Domenica scorsa a Genova la Fondazione Palazzo Ducale, la Comunità di Sant’Egidio, Seo Cizmic ed io abbiamo voluto e organizzato GipsyArt: una notte di musica, poesia, pittura e cinema rom. In una sede prestigiosa quale la sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale si è parlato di arte romanì alla presenza di oltre 700 spettatori. Una serata di cultura che ha saputo raccogliere l’interesse e l’apprezzamento di un pubblico attento e partecipe.

Una serata per affacciarci a un mondo sconosciuto: la musica, la letteratura, il cinema e le arti figurative dei rom e dei sinti, le cui caratteristiche principali sono allegria, forza espressiva e festa per la vita. L’universo artistico romanì muove dalla quotidianità interna alla famiglia di appartenenza, ma attraverso una sorprendente vivacità espressiva riesce a diventare coinvolgente linguaggio universale.

La musica è l’arte più nota dei rom e dei sinti: “Sublime canto mistico” come sosteneva Franz Liszt, ma di notevole interesse è anche la giovane letteratura con le sue aspirazioni a una visione libera, pura e naturale della vita.

Una serata per vedere e parlare anche di cinema e arti figurative che attraverso un linguaggio a volte onirico, a volte autoironico, ma sempre permeato di voglia di andare avanti, ci raccontano l’uomo, le sue meraviglie e le sue miserie. 

L’evento ha ospitato il gruppo musicale sinto The Gipsyes Vàganes che riprendendo la tradizione manouche, ha spaziato fra musiche tradizionali e il jazz di Django Reinhardt.
Si è parlato di poesia e letto i versi di Mariella Mehr, Sandra Jayat, Papusza, Vittorio Mayer Pasquale, Georgi Parushev e del due volte candidato al premio Nobel Rajko Djuric.

Si è presentato l’universo pittorico dell’artista sinto “Mauso” Olimpio Cari. La serata ha ospitato anche le foto dedicate al musicista manouche Lollo Mayer e la proiezione dei cortometraggi “Seo” di Seo Cizmic e Marco Di Gerlando e di “Io, la mia famiglia rom e Woody Allen” della pluripremiata regista romnì Laura Halilovic.

Ancora una volta la cultura ha dimostrato che parole quali curiosità, rispetto e conoscenza non saranno mai soffocate dal piattume, dalla volgarità e dal grigiore. 

Alcune opere di Olimpio Cari 

gipsy art
Olimpio Cari
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Olimpio Cari
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Olimpio Cari

 

 

 

 

 

 

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