Un giochino per trascorrere il tempo: provate a scovare le quattro pagine con la trascrizione delle intercettazioni delle conversazioni di Vittorio Grilli sul sito di Repubblica. A beneficio dei pigri noi le abbiamo ripubblicate integralmente sul Fatto Quotidiano in home page ma è interessante vedere che fine ha fatto l’articolo di Walter Galbiati, l’autore dello scoop desaparecido, quello sulle conversazioni di Massimo Ponzellini e Vittorio Grilli.

Sulla home page del sito di Repubblica, ieri le conversazioni imbarazzanti del ministro dell’economia hanno dovuto lasciare il posto ad altre notizie, come il festival internazionale di fotografia a Roma e la rivisitazione delle star anni ’80 da parte dello stilista Gaultier. Le telefonate nelle quali Grilli chiede di essere raccomandato per la carica di Governatore di Bankitalia (anche con Pierluigi Bersani) a Massimo Ponzellini, presidente di una banca nel mirino della medesima Bankitalia, non sono apparse nemmeno sull’Huffington Post italianizzato di Lucia Annunziata.

Repubblica in compenso offre ampio spazio alla meritoria raccolta di firme per spingere l’approvazione della legge anticorruzione del ministro Severino. Eppure c’è qualcosa che non torna: Massimo Ponzellini è agli arresti domiciliari per i finanziamenti concessi in cambio di soldi da alcuni grandi clienti di Bpm. Si chiama volgarmente corruzione privata anche se questo reato ancora non esiste nel codice penale e il pm si avvale, per chiedere gli arresti domiciliari di Ponzellini, di una norma del codice civile, l’articolo 2635 che punisce sino a 3 anni l’infedeltà dei manager a seguito di dazione. Questa fattispecie, quella della corruzione privata, è uno dei punti più importanti della nuova disciplina che il ministro Severino vorrebbe introdurre e  che Repubblica spinge con grande forza con la sua raccolta firme.

L’inchiesta sui finanziamenti di Bpm che ha portato Massimo Ponzellini a essere arrestato ai domiciliari era partita da un rapporto trasmesso in Procura dalla Banca d’Italia nel giugno del 2011. Un mese dopo Vittorio Grilli, da direttore generale del Tesoro, chiedeva sponsorizzazioni politiche per essere nominato a capo di Bankitalia proprio dal presidente della Bpm. Indagato grazie a Bankitalia per quel reato che Repubblica, (e non solo Repubblica) vorrebbe tanto fosse punito più duramente.

Ecco perché aspettiamo con ansia di leggere i nomi di Massimo Ponzellini e Vittorio Grilli sulla home page del quotidiano diretto da Ezio Mauro. Possibilmente non in qualità di firmatari dell’appello contro la corruzione privata. 

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