In attesa che arrivi il lunedì di Fazio (avremo di sicuro occasione di parlarne) per ora la novità più grossa della nuova stagione televisiva è un’assenza, quella di Ferrara e del suo Radio Londra, cancellato dal palinsesto di Rai1 dopo i troppi equivoci e le troppe sofferenze (non solo del programma).

Ma sarà bene chiarire i termini della questione, perché il nostro è – come cantava l’indimenticabile Sergio Endrigo – “un dolce paese/dove chi sbaglia non paga le spese/ dove chi grida più forte ha ragione”. Basta vedere cosa è accaduto con Sallusti che, colpevole di un’ignobile porcata, cerca di accreditarsi come vittima. E figuriamoci se quell’abile giocatore delle tre carte che è Giuliano Ferrara non cercherà di interpretare la stessa parte, quella della vittima, del perseguitato: il grande giornalista portatore di contenuti alti e profondi stritolato delle banali regole dell’audience. Ma non è così.

Che il programma di Ferrara fosse bollito lo sapevamo tutti e già ne abbiamo parlato più volte. Il solo problema era quello di trovare l’occasione per staccare la spina (come si usa dire con una discutibile espressione) e un persona disposta a metterci la faccia in questa delicata operazione. Ma Radio Londra era bollito non solo sul piano dei numeri (tra l’altro, se letti bene, ancor più tremendi della versione ufficiale), era sempre stato bollito anche dal punto di vista dell’efficacia informativa. Un programma vecchio, noioso, ripetitivo, schematico, senza un guizzo, senza una sorpresa sul piano linguistico e, di conseguenza, senza nessuna capacità di muovere il dibattito nell’opinione pubblica. Sfido chiunque a ricordare chi, dei cento bersagli che Ferrara ha cercato di colpire, abbia dato segno di reazione, quale dei mille temi proposti abbia trovato seguito nel dibattito politico e culturale. Anche questo è un criterio di valutazione della qualità televisiva: la capacità di stimolare l’interesse del pubblico. 

Radio Londra era un prodotto senza qualità e il suo conduttore era incapace di bucare lo schermo. Non basta portare in tv i massimi sistemi, bisogna anche trovare la formula televisiva giusta per affrontarli. Sono pronto a scommettere che, se non ci fossero state in questi giorni le polemiche, il botta e risposta, il teatrino un po’ sopra le righe in cui il nostro è maestro, nessuno si sarebbe accorto dell’assenza di Radio Londra, come se fosse stato soppresso un segnale orario o un’edizione del meteo. Quindi tutto è bene quel che finisce bene: avanti con i “pacchi” che io non trovo più divertenti di Radio Londra, ma almeno svolgono il loro compito di contenimento della fuga verso l’agguerrita concorrenza in quella fascia.

Resta solo un problema, su cui mi piacerebbe aver qualche informazione in più da chi di dovere: il sontuoso contratto, “posto in essere” tra la Rai e Ferrara, finisce o continua a “essere in essere”? Non vorrei sembrare tignoso, ma capitemi: non vorrei neppure che i cittadini dopo aver pagato le ostriche con lo champagne a Fiorito, ora le dovessero pagare al povero Ferrara mobbizzato.  

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