L’evocazione del Monti bis grazie al vento che spira oltreoceano ma, sia ben chiaro, “solo se me lo dovessero chiedere ed in particolari circostanze” mi solletica, al pari della lisca di pesce posta nella trachea, alcune riflessioni a riguardo dei mali che affliggono il nostro Paese.
In Italia impera, non saprei dire da quanti decenni non essendo un antropologo né un sociologo, il “poltronismo”, locuzione o neologismo che vorrei applicare non certo all’immobilismo politico che pure ci caratterizza, ossia a quel pacioso fancazzismo autocelebrativo o affaristico che ha pure connotato la nostra classe politica degli ultimi decenni. No, lo vorrei adoperare per descrivere il colloso attaccamento alla poltrona dell’italiano, qualunque essa sia, soprattutto se apicale o di potere.
Il poltronismo si manifesta perlomeno in 3 fasi: a) la prima consiste nel conquistare la suddetta poltrona, possibilmente con demerito o con bassezze, in ogni caso raramente con meriti acquisiti sul campo; b) la seconda consiste nel mantenerla più a lungo possibile, dopando il consenso o alterando la percezione di sé; c) la terza è la più infida è spietata poiché tesa unicamente a demolire nuovi aspiranti alla poltrona, appunto prima ancora che possano realmente aspirarvi. Non v’è spazio in queste fasi per l’applicazione sul campo di metodiche di lavoro, di studio, di idee, col sudore e con la passione. Infatti assai spesso chi occupa le poltrone non ha né meriti né capacità né passione né onestà. Né tanto meno possiede spirito di servizio per il bene pubblico, ove la poltrona svolga tali funzioni.
Il poltronismo è trasversale e si manifesta in ogni ambito della nostra società italica ma trova la sua massima espressione, virulenta e patologica, nella politica. Una classe dirigente inamovibile da decenni, il cui unico scopo nella vita è di vivere di politica – dunque con un palese intento parassitario -, godere dell’ebbrezza del potere, possibilmente arricchirsi. Politica che però condiziona totalmente, in modo abnorme e anomalo, il nostro futuro.
Citerò un esempio che conosco di persona. Un politico già consigliere regionale già assessore già leader di un partito, che da oltre 20 anni oggi ancora consigliere riciclatosi in un altro partito con quella faccia molto fiendly ed alternativa ma che scientificamente ha impedito la nascita di una nuova classe dirigente che potesse togliergli la leadership, in modo basso e poco lungimirante. La nuova classe dirigente non solo non è nata ma è morto il partito. Inutile dare un nome ed un volto a questo soggetto. Di figuri così la nostra società politica ne ha a bizzeffe. E’ il “politico ignoto”. Forse ignobile.
Il risultato di ciò è sotto gli occhi di tutti. La necrosi del Paese è il frutto di un poltronismo che ha deformato i partiti, sino a renderli nel tempo scrigni chiusi ed impermeabili dall’esterno, privi di ogni ricambio, egemonizzati da pochi finti leader che si auto incensano e che perpetuano il potere all’infinito, imponendo una spietata partitocrazia, che altro non è che una dolce dittatura dei partiti, i quali hanno nei decenni sostituito la democrazia con un regime diretto da pochi segretari di partito, sino all’inciucismo mieloso venduto con sfacciataggine come l’opposto, ossia la politica dell’opposizione e dell’alternanza. Il bipartitismo.
In pratica e in breve, il poltronismo ha trasformato i partiti, i quali hanno imposto al Paese intero un regime partitocratico, divenuto nei decenni un regime autoritario seppur dolce. Prima la Dc poi il Psi poi l’asse (a nostra insaputa) Pd-Pdl.
Oggi, grazie ai tecnocrati calati dall’alto, ossia dai mercati, dalla Bce e dalla saggezza del nostro Presidente, tale regime edulcorato si è manifestato in un vero e proprio sistema autoritario perché caratterizzato da una sospensione della democrazia parlamentare in vece della democrazia dell’esecutivo, tradotto con provvedimenti assolutamente illiberali ed ancor peggio, elitari. Provvedimenti e manovre che analizzate scientificamente una ad una svelano una forte compressione delle libertà (accesso alla giustizia fortemente compresso, libera circolazione del denaro ridotta, creazione di un fisco autoritario e di polizia, politiche tese al conservatorismo più bieco e spacciate come in favore dei giovani!, conservazione dello status quo dei privilegi della politica, del sistema bancario e del potere ecclesiastico, perdita dei diritti della classe media). E potremmo continuare all’infinito.
Il seme dell’autoritarismo è gettato tra di noi. Dobbiamo recidere questa pianta malsana, nettamente. E far si che non ne nascano altre. Altro che bis.
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