VOI gridavate cose orrende e violentissime e VOI siete imbruttiti, IO gridavo cose giuste e ora sono uno splendido quarantenne”.

 

Di fronte ai finti mea culpa di qualche radical-chic che si accorge solo ora dei guasti prodotti dalla promozione indiscriminata del trash a modello culturale unico, l’unica reazione che viene in mente è riappropriarsi della voglia di differenza, del rigore e della ricercata solitudine del Nanni Moretti di Caro diario. Qualche mese fa avevo scritto un post nel quale segnalavo i pericoli del dilagare di mode da stracult, mode che per un vezzo “meta” si fanno vanto di promuovere gli Alvaro Vitali, i Thomas Milian, i Bombolo e Cannavale a eroi della cultura. Ora che i Bombolo hanno assunto l’aspetto rivestito da consiglieri regionali gli artefici di quelle mode gridano alle proprie colpe (cfr. Il fatto quotidiano di oggi), accorgendosi di averla combinata grossa e parlando di un fallimento generazionale.

Ora, è ben vero che aver denigrato per decenni la cultura critica e la necessità di passare da una cultura critica per favorire un’autentica crescita sociale ha portato alla deificazione dei Suv, delle ostriche e delle feste sguaiate (che quest’opera di denigrazione fosse dovuta a una reazione “di pancia” proveniente da destra o a una reazione “di noia” proveniente da settori della sinistra poco importa). Ma è vero anche che non tutta quella generazione ha sostenuto una simile opera di frantumazione culturale, non tutti hanno gridato cose orrende per anni. Così, chi si sente in qualche modo colpevole di aver prodotto questi guasti culturali che hanno un immediato e inevitabile riflesso sul piano della politica potrebbe avere l’eleganza di farsi da parte, dopo aver avuto la finta onestà di ammetterlo. E d’altra parte chi invece non ha assecondato questa deriva, ma si è tenuto un po’ snobisticamente da parte per non farsi contaminare dall’imperversare del trash potrebbe ora mettersi al lavoro e provare a ricostruire un po’ di paesaggio.

Bisogna avere finalmente il coraggio di lavorare per una svolta, che però non porti dalle parti di facili rottamatori privi di passione per un’autentica cultura critica. E’ l’ora che la sinistra recuperi – dopo decenni di tentennamenti, di occhiolini strizzati a destra e a manca – le ragioni della propria esistenza, anche contro chi dice che ormai destra e sinistra pari sono e che sono categorie prive di senso. Altrimenti dopo un Fiorito altri fiori velenosi cresceranno nel giardino disastrato dell’Italia.

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