Non lasciateci soli. L’appello lanciato da Bruno Cavicchi, il papà del giovane operaio che perse la vita nel crollo delle Ceramiche Sant’Agostino, la notte del 20 maggio, non è caduto nel vuoto. Anzi. Il Comune di Sant’Agostino ha annunciato che aprirà un fondo dedicato alle famiglie delle cinque vittime ferraresi rimaste uccise nel terremoto, Nicola Cavicchi, che come Leonardo Ansaloni lavorava nella fabbrica di via Statale, Gerardo Cesaro, schiacciato dal crollo di un capannone alla Tecopress di Dosso, Tarik Naouch, 29 anni, morto a Stellata sotto le macerie della Ursa, e Nevina Balboni, colpita da un calcinaccio. E poi Roberto Puviani, il volontario di Protezione Civile vittima di un incidente stradale mentre svolgeva attività connesse all’assistenza alle popolazioni terremotate dell’Emilia.  

“Come amministrazione stanzieremo una cifra importante, attraverso una delibera della Giunta – spiega il vicesindaco Roberto Lodi – perché la vicenda portata alla luce da Cavicchi fa accapponare la pelle. L’Inail ha applicato la legge e riconosciuto quanto previsto dalla normativa, ma è proprio questo il punto. La legge va cambiata. E noi come Giunta faremo il possibile per individuare margini per intervenire”.

“E’ un progetto che stiamo mettendo in piedi – aggiunge il sindaco Fabrizio Toselli – e per il quale chiederemo il contributo anche di altri soggetti pubblici e privati, a partire dalle Fondazioni bancarie del territorio. La nostra intenzione è quella di mantenere vivi questi aiuti per più anni, in modo che non sia una devoluzione una tantum”.

Perché quei 1936 euro previsti a indennizzo dal Testo Unico n. 1124 del 1965 per i “lavoratori assicurati e, in caso di loro morte, per i loro superstiti”, non a risarcire il danno, ma per “offrire i mezzi di sostentamento venuti a mancare con la morte del lavoratore loro familiare”, come ha spiegato proprio l’Inail in una nota diffusa ieri pomeriggio, “sono una vergogna”, sottolinea il papà di Nicola. Che martedì si era presentato davanti alla Commissione infortuni sul lavoro del Senato per denunciare “quanto poco vale la vita dei nostri figli”.

“Mi hanno risposto – spiega Bruno – che dipende dalla possibilità o meno di dimostrare che il parente deceduto, in questo caso mio figlio, contribuiva al sostegno della famiglia”. Nicola Cavicchi, infatti, non aveva né figli né altri parenti da mantenere, anche se dava regolarmente una mano ai suoi genitori, entrambi in pensione. Per questo, così come alla mamma di Matteo Armellini, il tecnico romano di 32 anni che morì tra il 4 e il 5 marzo a Reggio Calabria, mentre stava montando il palco per il concerto di Laura Pausini, a papà Bruno e mamma Romana è spettato soltanto l’assegno funerario previsto per i familiari di tutti i lavoratori deceduti. Pari, appunto, a 1936,80 euro. “Una somma così misera che non è bastata nemmeno per pagare i santini per il suo funerale” ricorda il padre.

“E’ una vicenda che grida vendetta e cercheremo di vederci chiaro – aggiunge Lodi – Prima di tutto invieremo ufficialmente una richiesta di chiarimenti all’Inail, per avere spiegazioni in merito e poi, martedì, presenteremo un ordine del giorno in consiglio comunale e lo invieremo agli enti competenti. Qualcuno deve intervenire e cambiare la situazione”. A partire dal governo, che ha il potere di modificare la legge.

“In questi giorni – spiega Cavicchi – ho parlato con alcuni parlamentari ferraresi e con il sindacato, e tutti si sono impegnati in questa battaglia che ho deciso di affrontare. E’ una questione di giustizia sociale, di rispetto per i giovani che, come mio figlio, vanno al lavoro senza sapere se faranno ritorno a casa. La legge è vecchia di cinquant’anni e in mezzo secolo le cose sono cambiate. Allora i giovani si sposavano presto mentre oggi, tra la crisi e la disoccupazione, escono di casa molto più tardi. E vanno tutelati”.

Cavicchi, comunque, ha già annunciato che farà ricorso. “Una persona che ha perso la moglie nel terremoto del 29 mi ha raccontato che quando gli uccisero il cane venne risarcito con 8 milioni, allora c’erano ancora le lire – conclude Bruno – Se è davvero così, mi chiedo come sia possibile che la vita di una persone abbia un valore tanto più basso”. 

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