La vicenda degli esodati sembra conformarsi, per alcuni passaggi, a una mentalità diffusa in parecchie forze politiche e media, consistente nell’esternare a gran voce preoccupazione, empatia e volontà di risolvere i problemi dei cittadini, mettendo poi in atto comportamenti dilatori o, peggio, che contrastano le proposte di soluzione.

Mi riferisco nella fattispecie alla vicenda della Proposta di Legge 5103 che il Pd ha preparato inglobando anche le Pdl 5236 e 5247 preparate da Idv e Lega; questa proposta, che chiunque voglia leggersi comprenderà essere rivolta a una migliore soluzione del problema “esodati” e che non contiene alcuna norma modificativa della riforma a regime, è stata inizialmente approvata da tutte le forze politiche in sede di commissione lavoro della Camera salvo incontrare resistenze da parte del Popolo delle Libertà quando si è trattato di discuterla e approvarla celermente; infatti il Pdl si è opposto alla calendarizzazione della sua discussione in Settembre, tanto è che il Pd la riproporrà per ottobre.

Ai proclami circa la drammaticità del problema esodati che andava risolto senza lasciare indietro nessuno è seguita una silenziosa opposizione allo strumento che li risolverebbe; uno strano dualismo comportamentale che si potrebbe malignamente imputare al fatto che i proclami vengono urlati in televisione e quindi comunicano all’elettore medio un messaggio di buona volontà e comprensione, mentre le opposizioni vengono fatte in modo silente (ma tenace) nel chiuso del Parlamento; storie già viste.

In questo comportamento i politici sono fiancheggiati dalla maggioranza dei media i quali, anziché chiedergli conto di questa doppiezza, portano acqua al mulino del no; per esempio il Corriere della Sera che pure aveva criticamente sottolineato il problema esodati, ha ospitato il 4 settembre un articolo di Francesco Giavazzi nel quale la Pdl 5103 viene contrabbandata come uno strumento che “smonterebbe pezzi importanti della riforma Fornero”.

Come purtroppo accade in modo ricorrente su questo tema, non è dato mai di comprendere il perché di queste posizioni, cioè quali siano le logiche considerazioni che portano politici e commentatori a prendere le posizioni che assumono; Il Popolo Delle Libertà non spiega i razionali perché della sua decisione di ostacolare il percorso della Pdl 5103 dopo avere in qualche modo collaborato alla sua redazione e Giavazzi non indica dove nella 5103 troverebbe elementi distruttivi della riforma Fornero anche quando (l’ho fatto personalmente) viene invitato a farlo contestandogli che così non è.

Gli strenui difensori della riforma e coloro che sono disposti a tacitarsi la coscienza circa i suoi drammatici effetti collaterali dell’immediato sanno usare sapientemente la cassa di risonanza che viene loro concessa per lanciare messaggi tesi a indurre in lettori ed elettori l’idea della ineluttabilità di quanto affermano, ma ovviamente rifuggono dal provare a dimostrare tale ineluttabilità.

In buona sostanza, sin dal primo giorno delle vicenda pensioni, è stato impossibile avere un confronto pubblico sui veri perché della riforma, sulle possibili alternative e sulle sue ricadute immediate e future, il tutto in un ambito di esame di numeri incontrovertibili e non di opinioni più o meno ideologiche spacciate per verità scolpite nella roccia. Ora si aggiunge anche l’italico costume del “predicare bene e razzolare male”, attuato con il silenzioso assenso dei grandi mezzi di informazione.

Il lettore elettore, che avrebbe la necessità pressante di comprendere, anche con l’aiuto disinteressato dei media, a chi dovrà delegare il delicato prossimo governo, viene trattato alternativamente come uno studente poco capace al quale il professore, stufo di spiegare, chiede di imparare a memoria senza farsi domande oppure come uno sprovveduto al quale si può promettere pubblicamente per poi fare altro in privato. Le prossime elezioni diranno se e quanto questo è vero; in attesa che una presa di consapevolezza dei lettori li renda magari selettivi anche sulla scelta delle fonti di informazione

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