Il governo italiano deve rispettare gli impegni presi a livello comunitario e varare delle riforme che stimolino la crescita, in modo da assicurare la sostenibilità del debito pubblico. E’ quanto afferma la Bce nel suo bollettino mensile, in un articolo dove vengono presentati alcune simulazioni, basate su differenti scenari, sulla sostenibilità del debito di Italia e Spagna. Se – scrive la Banca centrale – l’Italia centrerà pienamente gli obiettivi stabiliti nel programma di stabilità il rapporto debito/Pil raggiungerà il 123% nel 2012 per poi scendere al di sotto del 100% entro il 2020. Al contrario, si legge nel bollettino, un risanamento incompleto dei conti esporrebbe il nostro Paese a nuovi rischi. “Un risanamento incompleto”, afferma la Bce “consentirebbe al massimo di stabilizzare il rapporto debito/Pil ai livelli attuali e non fornirebbe un margine di sicurezza adeguato in caso di andamenti macroeconomici avversi”.

La simulazione considera anche scenari più avversi per quanto riguarda la crescita del Pil, il grado di risanamento dei conti pubblici e i tassi di interesse. In particolare, lo scenario di crescita sfavorevole prevede una crescita del Pil inferiore dell’1% a quella prevista dallo scenario di base al 2015, che farebbe scendere il debito solo al 111% del Pil entro tale orizzonte. Nello scenario di risanamento incompleto si assume invece che il governo consegua soltanto la metà del risanamento strutturale su cui si è impegnato per il periodo 2012-2015. In questo caso il rapporto debito/Pil raggiunge il 125% nel 2013 e scende al 117% circa nel 2020 e il rapporto debito/Pil potrebbe essere al massimo stabilizzato ai livelli attuali. Viene infine considerato uno scenario di tassi di interesse sfavorevoli, superiori di 200 punti base a quelli dello scenario di base, nel quale il rapporto debito/Pil scenderebbe al 106% nel 2020. 

Nel breve periodo, intanto, l’Europa subirà una ulteriore flessione dell’occupazione: “La dinamica negativa dell’occupazione e le basse aspettative emerse dalle indagini suggeriscono un ulteriore incremento della disoccupazione a breve termine”, si legge nel bollettino. Il tasso di disoccupazione nell’area dell’euro, sottolinea l’Istituto di Francoforte, ha continuato ad aumentare e si è collocato all’11,3% in luglio, il livello più elevato dall’inizio della serie nel 1995. L’ultimo dato rappresenta un incremento del tasso di disoccupazione di 1,5 punti percentuali dall’aprile 2011, quando la disoccupazione ha ripreso ad aumentare. Le condizioni dei mercati del lavoro nell’area dell’euro, rileva la Bce, sono ulteriormente peggiorate negli ultimi trimestri, a causa della debolezza dell’attività economica. L’occupazione è diminuita ancora, mentre il tasso di disoccupazione è salito ulteriormente fino a livelli storicamente elevati, rispecchiando gli aggiustamenti in atto nei mercati del lavoro di diversi paesi dell’area dell’euro. Negli ultimi mesi gli indicatori previsivi, tra cui i risultati delle indagini, si sono ulteriormente deteriorati. Le indagini qualitative, sottolinea ancora la Bce, “indicano che la creazione di posti di lavoro si è probabilmente deteriorata ulteriormente nel secondo trimestre e all’inizio della seconda metà del 2012, riflettendo principalmente la debole attività nell’area dell’euro”.

In questo quadro, la banca centrale invita i governi dell’area euro a farsi trovare pronti “ad attivare l’Efsf/Esm nel mercato obbligazionario in caso di circostanze eccezionali nei mercati finanziari e di rischi per la stabilità finanziaria, nel rispetto di condizioni rigorose ed efficaci in conformità con le linee guida stabilite”.

 

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