Dipende soltanto da noi cambiare lo stato delle cose. E soprattutto, lo Stato. Al prossimo giro elettorale e da subito ogni giorno con l’impegno civico, prestando attenzione, abbandonando gli egoismi, evitando di farsi ingannare dai piazzisti della politica. Soprattutto dai piazzisti che da decenni ammorbano la nostra democrazia, soffocandola in una spirale mortale, attraverso l’abbraccio dei partiti.

I partiti che hanno sostituito la democrazia con la partitocrazia impermeabile ai cittadini ma col potere dei soliti noti, sostituita a volte dalla teocrazia (prima berlusconiana ora napolitiana). Un vulnus gravissimo alla democrazia perché subdola ed infingarda, apparendo come democrazia (con giornali liberi e libertà d’espressione) ma dove in realtà il regime consolidato è quello di una dittatura (giornali e mass media detenuti da pochi gruppi di potere che condizionano l’opinione pubblica, soprattutto le fasce più deboli: anziana e con bassa scolarità). In Italia la scolarizzazione è difatti molto bassa. Secondo i dati pubblicati nel 2005 da una ricerca dell’Università di Castel Sant’Angelo dell’UNLA (Unione Nazionale per la Lotta contro l’Analfabetismo), quasi sei milioni di italiani sono totalmente analfabeti, rappresentando il 12% della popolazione contro il 7,5% dei laureati. L’Italia è il fanalino di coda fra i 30 Paesi più istruiti. Solo Portogallo e Messico hanno un tasso più elevato. Senza alcun titolo di studio (o con la sola licenza elementare) è invece il 36,52% della popolazione, circa 20 milioni sui 53 censiti nel 2001.

Questa popolazione è considerata dalla ricerca come analfabeta. Ecco allora puntualmente ad ogni tornata elettorale il rifiorire di Italia, Forza Italia, Italia Futura, ex democristiani che si ricompattano, grandi coalizioni all’orizzonte, grandi inciuci, riciclati, condannati, facce di tolla. Un tripudio di fannulloni e professionisti della politica, sconosciuti alla società civile, al terzo/quarto/quinto mandato elettorale. Gli stessi che da decenni occupano gli scranni della politica e del potere, inciuci a nostre spese. Gli stessi che hanno devastato, chi più chi meno, questo splendido Paese. Sino a consegnarlo ai tecnici chiamati dal medico immortale a salvare il malato terminale. Tuttavia senza spiegarci quali veri interessi avrebbero perseguito i supertecnici, ma facendo finta di perseguire il fine pubblico (quali sono le vere riforme fatte se non si sono riformati il fisco e la giustizia?).

Ossia quelli dei grandi poteri (Vaticano, la casta della politica, banche in primis). Ridareste fiducia a questa banda di malfattori che ha affossato questo Paese divorando ogni pezzo di carne per soddisfare i propri appetiti insaziabili e che lavora sodo solo per perpetuare il proprio potere? La risposta è scontata. Dunque a noi il compito di fare tabula rasa, mandarli tutti a casa, costruire una intera nuova classe politica e pretendere che le regole del gioco cambino e che poi vengano rispettate. Esigiamo che i candidati mettano in rete tutti i curriculum (dobbiamo sapere chi stiamo votando); che ci sia un limite inderogabile al mandato (non più di 2 per la stessa carica, no ai professionisti della politica che divengono cancro); che il programma elettorale sia vincolante e che le alleanze di governo siano esplicitate prima; che siano incandidabili i condannati (anche se non definitivi); che ci siano più giovani e più donne; che venga abrogato qualsivoglia rimborso ai partiti così da consentire a tutti di partire da zero e che nessuno possa donare ai partiti oltre un certo importo; che venga poi nominata una Commissione d’inchiesta sulle responsabilità del passato e che poi lo Stato eserciti l’azione di responsabilità.

Partiamo da queste piccole esigenze. Qualcuno mi ricorderà che tutto ciò è già predicato da tempo dal M5S. Bene ma occorre ora dimostrare anche grande trasparenza e gestire il dissenso. Ieri ho avuto i brividi nell’ascoltare il bel dibattito di Ingroia, Di Matteo, Caselli, Travaglio, e poi di Salvatore Borsellino. Erano provocati dalle parole veementi, rette, oneste, appassionate, cariche di impegno civico che trovavano eco nei 6.000 presenti e nelle 150.700 firme raccolte in qualche settimana ma che dietro hanno qualche milione di respiri. E’ l’Italia onesta che chiede un cambio radicale. Sdegnata, provata ma ferma nel pretendere un cambio radicale.E per farlo bisogna dare un taglio netto, come hanno spiegato i magistrati di Palermo ieri. Bisogna cambiare ora l’intera classe politica. Perché nulla cambierà se non elimineremo radicalmente i responsabili di questo sfacelo morale, intellettuale, economico. Ora o mai più. 

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