“Ho l’impressione che chi ambisce a fare politica in futuro a Bari stia commettendo l’errore di negoziare con i clan”. Parole pesantissime, quelle pronunciate dal sindaco Michele Emiliano durante un’intervista all’emittente Telebari, destinate a far discutere a lungo. Specialmente se pronunciate da chi di mafia, comunque, se ne intende. E a seguito di due settimane durante le quali nel capoluogo pugliese ci sono state sei sparatorie. Una culminata con la morte di un incensurato. Altre due con i ferimenti del boss Giuseppe Mercante (ritenuto il capo dell’omonimo clan) e del pregiudicato Felice Campanale.

“Quando si accetta l’interlocuzione con i clan mafiosi – sempre Emilano ai microfoni di Telebari -, e parlo della politica, si cade in un errore catastrofico. Lo stesso errore commesso in passato”. Insomma, il primo cittadino ha ipotizzato, senza alcun riferimento esplicito a nessuno, una trattativa tra politici e criminalità organizzata, per “preparare il passaggio politico della fine della mia amministrazione”.

Affermazioni che lasciano molti interrogativi. Quali politici negoziano e con quali clan mafiosi? Da cosa deriva “l’impressione” manifestata da Emiliano? E quale sarebbe il nesso tra la trattativa e la guerra di mafia in corso per le strade del capoluogo? Qual è il peso elettorale dei clan mafiosi a Bari? Ilfattoquotidiano.it ha chiesto a Emiliano una dichiarazione per chiarire questi aspetti, cosa che sarà possibile solo nei prossimi giorni per via dei ‘numerosi impegni’ del primo cittadino. Tuttavia, dal suo staff fanno sapere che “non c’è altro da aggiungere alle parole dette a Telebari, si trattava di un monito a tutti a non abbassare la guardia e a non ripetere un errore fatto in passato”.

Nel frattempo, diversi cittadini hanno chiesto maggiore chiarezza al sindaco, intervenendo sui social network e chiedendo al sindaco le prove di quanto affermato. “Emiliano è stato temerario – afferma il senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri – sia quando spara nel mucchio, sia quando cita il giudice Paolo Borsellino. Prima di citare questi esempi, dimostri di essere lui stesso un servitore dello Stato. Per il resto, la storia di questa città ci consegnerà la verità sul rapporto tra criminalità, amministratori e mondo dell’impresa”.

A Bari si ha il timore che i diversi episodi di sangue avvenuti tra la fine di agosto e l’inizio di settembre possano avere un seguito. Alcuni giorni fa il procuratore aggiunto Pasquale Drago ha lanciato un allarme alla stampa. “A sparare sono giovani senza criterio – ha affermato il magistrato – e stanno colpendo gli ex boss”. L’episodio del ferimento di Mercante, boss dedito ad usura ed estorsione, è avvenuto di giorno nel quartiere Libertà. I colpi contro Campanale, membro della famiglia che gestisce i parcheggi abusivi, sono stati esplosi di pomeriggio, nel quartiere San Girolamo.

Da diverse relazioni delle forze dell’ordine emerge infatti la facilità con la quale i clan baresi si procurano le armi, che vengono lasciate in custodia a minorenni o insospettabili e utilizzate per risolvere contrasti interni ed esterni ai gruppi criminali. Dopo l’emergenza sicurezza scattata a seguito delle sparatorie, Emiliano ha tenuto un vertice in Questura, al termine del quale son stati annunciati una serie di interventi congiunti sul territorio. Una delegazione di parlamentari pugliesi si è recata al Csm per ribadire ancora una volta la richiesta di un aumento di organico negli uffici giudiziari.

Negli ultimi dieci anni, la situazione a Bari risulta essere abbastanza tranquilla, pur essendo il capoluogo pugliese territorio in cui operano diverse organizzazioni criminali. Non sono mancati tuttavia negli ultimi anni episodi di conflitti armati tra clan. Nella primavera 2011, ad esempio, cinque sparatorie avvenute nel giro di due mesi sono state ricondotte dagli inquirenti allo scontro tra i clan Parisi e Strisciuglio. Altri due episodi occorsi tra agosto e ottobre potrebbero inquadrarsi nella lotta tra il clan Diomede e piccole organizzazioni emergenti. Insomma, la città vive un equilibrio che viene spesso spezzato da regolamenti interni, conflitti esterni e ambizioni delle cosiddette “nuove leve”.

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