Finalmente una notizia positiva. Antonio Di Pietro sta facendo il suo dovere di componente fondamentale della coalizione alternativa della quale il popolo italiano ha bisogno come l’aria da respirare. Infatti, nell’importante lettera pubblicata nel manifesto di ieri, 7 settembre, Antonio Di Pietro e il responsabile del lavoro dell’Idv, Maurizio Zipponi, hanno dichiarato quanto segue: “Il 1° agosto l’Italia dei Valori ha consegnato in Cassazione quattro quesiti referendari, di cui due relativi al ripristino dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori e dei diritti universali previsti dal contratto nazionale (art. 8). Gianni Rinaldini, in un intervista pubblicata sul manifesto del 4 settembre scorso, si è rivolto direttamente a noi, chiedendo un “gesto di generosità e di apertura” verso tutte quelle forze che hanno combattuto ieri il governo Berlusconi-Lega e oggi le scelte antipopolari di Monti, in particolare sui temi sociali, al fine di creare un ampio fronte unitario. La risposta è semplicemente sì. Accogliamo l’invito di Rinaldini. Il nostro obiettivo è quello di diradare il fumo della politica attraverso temi concreti in cui ognuno deve dire da che parte sta in modo tale che i si siano sì e i no siano no”. 

Bravo Tonino e bravo Maurizio.  E ottimo l’editoriale di Loris Campetti che si conclude con le seguenti chiarissime  parole: “è anche importante che uno schieramento, che comprende con l’IdV anche le forze oggi extraparlamentari di sinistra, da Sel al Prc, nasca a partire dai contenuti, tanto più che i contenuti si possono riassumere in una parola: democrazia”.

Si realizza così l’auspicio di milioni di cittadine e cittadini italiani, lavoratrici e lavoratori, vessati dalla crisi e dalle politiche del governo Monti, volte in sostanza a perpetuare gerarchie sociali e iniquità economiche, mentre dilaga la disoccupazione e non c’è uno straccio di politica industriale, come denunciato perfino dal presidente di Confindustria Squinzi.

E’ ora di procedere a tappe forzate per dare a questo Paese un’alternativa.

Si riparta dalle isole. Territori tradizionalmente emarginati e assoggettati a un vero e proprio regime di sfruttamento paracoloniale, nel caso della Sardegna, o appaltati alle cosche mafiose e ai loro rappresentanti politici, nel caso della Sicilia, che oggi vogliono tornare a contare e ad esprimere politiche in linea con gli interessi popolari.  Infatti in Sicilia potrebbe prevalere  Claudio Fava, replicando su scala regionale il successo di Leoluca Orlando a Palermo, spazzando via le cosche e i loro padrini politici comunque mascherati. Mentre in Sardegna, la lotta dura degli operai dell‘Alcoa e della Carbosulcis e dei pastori potrà aggregare tutto un popolo che vede messi a repentaglio, dalle non-politiche di un governo ostaggio del potere finanziario, i propri più elementari strumenti di sussistenza.

Dalle isole al continente.

Chi ancora, nel Pd e in Sel, esita o vagheggia soluzioni politiciste tutte all’interno della casta dominante, dovrà scegliere se stare dalla parte dei lavoratori o contro di essi. E l’alternativa è ovviamente aperta a tutti coloro che, stanchi dei partiti tradizionali, vedono oggi in Beppe Grillo e nel Movimento 5 Stelle una possibile alternativa.

Solo dando vita a uno schieramento alternativo all’attuale governo dei tecnici, veri o presunti, la cui ottica è pienamente subalterna alle compatibilità del capitalismo finanziario europeo e internazionale, e che oggi scadono nel misticismo puro (si vedano le affermazioni di Monti sulla ripresa che è “dentro di noi”)  abbandonando perfino ogni parvenza di obiettività, sarà possibile salvare il nostro Paese dall’inesorabile decadenza e degrado ai quale è attualmente destinato. 

Sui referendum e sulla lotta per il lavoro di migliaia di aziende, sulla lotta dei giovani che non si rassegnano ad emigrare o essere ritenuti superflui dovremo riversare tutte le nostre energie. I prossimi mesi saranno decisivi in questo senso.  Dobbiamo chiedere, al di là delle vacue chiacchiere di Monti e Hollande, un piano europeo e nazionale per il lavoro da finanziare con le risorse recuperate alla finanza parassitaria, cancellando il lusso che, come affermò il grande illuminista Denis Diderot, “rovina il ricco ed aumenta la miseria dei poveri”.  Dalla crisi si esce solo con una società più democratica, egualitaria o solidale. Altrimenti non se ne esce.

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