Per la Riserva Naturale del Litorale Romano e per il territorio di Pomezia – in cui è situato da oltre settant’anni –, l’aeroporto militare di Pratica di Mare sta diventando oramai una seria minaccia. Quello provocato pochi giorni fa dalla base gestita dall’Aeronautica militare – che ospita reparti di diversi Corpi – è infatti un vero e proprio disastro ambientale: migliaia di litri di cherosene sversati accidentalmente in un corso d’acqua che costeggia l’aeroporto e sfocia nel mar Tirreno, a ridosso delle spiagge di Capocotta e Castelporziano (aree di pregio naturalistico).

A causare l’incidente, secondo quanto riferito dallo Stato Maggiore dell’Aeronautica, sarebbe stato “il malfunzionamento del deposito di carburante della Guardia di Finanza situato all’interno dell’aeroporto, da subito completamente svuotato e messo in sicurezza”. Un vecchio impianto non più in regola ma – non essendo mai entrata a regime la nuova cisterna – ancora usato dalla sezione aeronavale delle Fiamme Gialle.

E il bilancio è drammatico: dove prima “scorreva acqua pulitissima – denunciano i residenti della zona – e la flora e la fauna crescevano rigogliose, adesso c’è solo schiuma, putridume e i cadaveri dei pesci, delle tartarughe, delle rane, delle nutrie e dei germani reali che popolavano il canale”.

L’azione del personale della base e di una ditta specializzata in bonifiche ambientali, intervenute con idrovore e barriere galleggianti, “ha portato già nella nottata di lunedì 3 settembre (l’incidente è avvenuto nel pomeriggio) la situazione alla normalità”, spiega l’Aeronautica. “Non è così – replica il presidente comitato di quartiere di Campo Ascolano, Marco Brunetti – hanno pompato via l’acqua inquinata in un solo punto molto più a valle, i primi 400 metri fuori dall’aeroporto neanche li hanno guardati e per di più quelle barriere non sono servite a nulla: il carburante è arrivato fino a mare”.

A preoccupare però non sono solo le acque del fiumiciattolo e della spiaggia di Torvaianica – in cui sfocia – e l’intero ecosistema, ma soprattutto le condizioni di salute degli abitanti di Campo Ascolano (la piccola frazione di Pomezia, limitrofa all’aeroporto). Già, perché dopo lo sversamento di quell’enorme quantitativo di jet fuel, decine di persone sono rimaste intossicate dalle esalazioni: malori e svenimenti per i quali, in alcuni casi, è stato necessario persino il ricovero in ospedale. Falsi allarmismi per l’assessore all’Ambiente del Comune di Pomezia, Piero Toce, che spiega: “Lo sversamento certo c’è stato e anche di una certa entità, ma non è stata registrata nessuna moria di animali e, da quanto risulta alla Asl, non ci sono stati neanche ricoveri”.

Ma quello avvenuto lunedì scorso non è il primo incidente del genere provocato dall’aeroporto militare “Mario De Bernardi” – uno dei più grandi d’Europa. Un simile sversamento, “forse anche con conseguenze peggiori”, ricorda il presidente del comitato di quartiere di Campo Ascolano, era già avvenuto nell’agosto del 2008 e anche quella volta diverse persone furono costrette a ricorrere alle cure del pronto soccorso.

“Per diversi giorni l’aria fu irrespirabile. Il personale dell’aeroporto di Pratica di Mare bonificò il canale e ci liquidò con una lettera di scuse”. E diversi sversamenti minori sono avvenuti durante piogge forti. “E’ sempre così – prosegue Brunetti – ogni volta che c’è un acquazzone, da quell’aeroporto fuoriescono migliaia di litri di cherosene. Ma non se ne sono mai fregati, hanno continuato a inquinare fino a provocare un disastro ambientale. Adesso basta! Presenteremo un esposto alla Procura della Repubblica”.

Per l’assessore all’Ambiente del Comune di Pomezia, quello di quattro anni fa fu invece un incidente diverso: “Su quest’ultimo – dichiara Toce – l’Aeronautica è in regola con tutti i protocolli Nato, relativi allo stoccaggio e il trasporto del carburante”. Più duro il commento del primo cittadino, Enrico De Fusco: “Un incidente gravissimo, che dimostra poca attenzione e molta leggerezza da parte delle autorità responsabili. Se dagli accertamenti dovessero emergere responsabilità da parte di qualcuno, prenderemo i dovuti provvedimenti”. Ora si attendono soltanto le analisi dell’Arpa Lazio, che il giorno dell’incidente ha provveduto immediatamente a prelevare dei campioni di acqua.

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