In un articolo pubblicato ieri da Corriere.it si segnala la nuova iniziativa promossa da Tim Berners Lee, ideatore del World Wide Web e a capo della World Wide Web Foundation, che stila un indice di sviluppo ed adozione del web in tutto il mondo, precisamente 61 Paesi analizzati, evidenziando che l’Italia e’ al 23° posto tra Messico e Brasile.

Con tutto il rispetto per il Prof. Berners Lee e la Www Foundation per il lavoro svolto, purtroppo il WebIndex non ci propone nulla di nuovo e non fa altro che confermare quanto già si sapeva da diverso tempo attraverso le numerossime ricerche svolte nel corso di questi anni in Italia ed a livello internazionale da vari soggetti che pongono l’Italia ancora in uno stato di arretratezza davvero imbarazzante rispetto ad altri Paesi europei (senza citare ovviamente gli Usa).

Sono stati spesi fiumi di parole, soprattutto negli ultimi due, tre anni a favore della Rete come strumento fondamentale per la ripresa economica, la crescita del PIL, la creazione di nuovi posti di lavoro e la nascita di nuove imprese. Non ricordo più nemmeno quante sono state le iniziative volte a denunciare questa situazione di incredibile indifferenza delle istituzioni rispetto alla necessita’ di investimenti per lo sviluppo delle infrastrutture di rete, per un programma strategico volto ad alfabetizzare tutti gli italiani e per diffondere la cultura, la consapevolezza delle potenzialita’ e dell’impatto che la rete ha nella societa’, nella gestione della vita privata, nell’offerta piu’ efficiente di servizi di pubblica utilita’, nella crescita del sistema Paese più in generale. Difatto non è successo nulla o quasi.

Dico nulla o quasi perché, in verità, qualcosa si sta muovendo negli ultimi mesi. E’ stata formalmente istituita lo scorso primo marzo, l’Agenda Digitale italiana, con decreto del Ministro dello sviluppo economico.
Il 30 settembre 2012 dovrebbe essere presentata la Relazione Strategica per l’Agenda digitale che prevede otto anni di attivita’ e di investimenti. Nel sito dell’Agenda Digitale si legge “Lo Stato deve guidare il cambiamento affinché l’industria italiana sia nelle condizioni di poter rispondere al progresso tecnologico garantendo a tutti i cittadini l’accesso alla società della rete. È compito della parte pubblica sostenere la competizione tra le piattaforme trasmissive, spronando gli investimenti per soluzioni tecnologicamente avanzate, nonché tutelando la libera concorrenza assicurando sistemi aperti e interoperabili, in particolare nelle reti di comunicazione elettronica e nei servizi/contenuti della pubblica amministrazione”. E questo e’ quello che ci si aspettava accadesse gia’ una decina di anni fa.

Si legge anche che la cabina di regia é composta da 50 membri ufficiali. E qui cominciano a sorgere le mie perplessita’ ed i miei dubbi. Vorrei tanto potermi sbagliare ma, nonostante le buone intenzioni e le competenze attualmente messe in campo dal Governo tecnico Monti, temo ciò che accadrà una volta che il Governo tecnico lascera’ spazio al nuovo Governo politico: gli 8 anni di lavori previsti si dilateranno, (al di la’ del fatto che 8 anni di programma strategico mi sembrano un’eternità considerando anche il tempo già perso) come la storia di ha insegnato, e che questa cabina di regia si trasformi nell’ennesimo bottino per i partiti e nel conseguente tentativo del Governo di accontentare tutti, concedendo incarichi, poltrone, sistemazioni e lauti stipendi a persone poco competenti e di conseguenza non utili, se non dannose, per la buona riuscita del programma strategico dell’Agenda Digitale. Senza parlare del possibile spreco di denaro pubblico ovvero di un’ulteriore voragine che certo, tanto per cambiare, non favorirebbe i cittadini.

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