Dalla legge per la sfoglia emiliana alle misure salva-tartufo. Ci sono anche l’albo per gli “esperti dell’automobile”, le norme per l’isituzione del “consulente filosofico”, le disposizioni per la tutela del turismo a piedi e per la raccolta di fossili privi di intesse scientifico. E ancora l’istituzione delle “strade del pesce” e delle figure di nonno e nonna vigile. C’è perfino chi ha proposto di dichiarare “monumento nazionale” 5,2 km di asfalto pur di mantenere il tracciato storico dell’autodromo di Monza e pazienza se, nel frattempo, sono diventati corpo del reato in un’inchiesta sulla sicurezza del circuito. Insomma, i parlamentari della XVI legislatura si sono dati un gran daffare: in quattro anni e mezzo hanno presentato infatti 8.172 proposte di legge. E non si dica più che rubano lo stipendio. Peccato che quelle divenute effettivamente leggi siano soltanto 68. Così poche che ad andare in porto è lo 0,8% del totale.

Ecco, questo è il tasso reale della produttività parlamentare sul fronte legislativo. Appese al chiodo, per contro, restano 7.466 proposte di legge: 5.450 non hanno ancora iniziato l’esame e altre 457 non sono state neppure assegnate alla commissione competente. Avanti di questo passo non basta un secolo per discuterle tutte. Ma di tempo non ce n’è più. A fine aprile scadrà la legislatura e tutti i provvedimenti presentati andranno a infittire il cimitero italiano delle leggi, dove vengono ordinatamente sepolti i frutti – belli o brutti – della democrazia rappresentativa.

Perché succede? Quali sono gli ostacoli da rimuovere? Alcuni parlamentari accusano la burocrazia dei regolamenti che impone interminabili girandole di pareri, altri direttamente gli uffici di presidenza che fissano il calendario in base a necessità e convenienze dei partiti e del momento. Ma c’è molto di più che i parlamentari non dicono. Ad ogni nuova legislatura, infatti, si ripete il “miracolo”: nei primi 10 giorni arriva una pioggia di proposte di legge, centinaia e centinaia. Dietro al prodigio però non ci sono l’entusiasmo e il vigore dei nuovi eletti ma un piccolo grande imbroglio che è divenuto prassi. Ogni rieletto – e tanti ce ne sono – porta in dote un carico di leggi già morte. Per non dover affrontare la fatica di rifarle da capo o deludere i suoi elettori cerca di resuscitarle depositandole di nuovo, una dietro l’altra, in modo acritico, senza neppure cambiare il titolo o assegnare una qualche priorità. A cambiare sarà solo il numero progressivo d’iscrizione.

L’ultima volta il prodigio si è ripetuto in un piovoso 29 aprile del 2008. Due settimane prima Silvio Berlusconi aveva prestato giuramento inaugurando la XVI legislatura. Quel giorno, il primo utile per depositare le proposte di legge, vengono iscritte a ruolo oltre 600 testi, il giorno dopo un altro centinaio. Così proposte vecchie di anni, pappa legislativa pronta e decotta, diventano il fiume limaccioso che nei cinque anni successivi intaserà le commissioni sterilizzando la loro capacità legislativa. Alcuni schemi di legge sono perfino doppi, quadrupli e se ci sarà la volontà prima o poi saranno accorpati. Altri sono talmente superati che hanno fatto in tempo a tornare di attualità, come succede nei ricorsi della Storia: al Senato, ad esempio, è in eterna attesa di essere discussa la proposta della senatrice Bianconi (Pdl) che chiede di modificare l’Ici, peccato che l’imposta sulla prima casa nel frattempo sia stata abolita da Berlusconi per due anni e rimessa quest’anno da Monti con nome, modalità e aliquote diverse.

Ma in fondo poco importa, perché si sa benissimo che queste proposte non saranno mai discusse, che non supereranno mai lo snodo che separa l’iscrizione all’ordine del giorno dalla trattazione. Per contro, provvedimenti anche di grande rilevanza per i cittadini restano appesi di legislatura in legislatura senza mai arrivare al dunque. La legge sull’educazione sessuale nelle scuole, ad esempio, giace lì dal 1975. Si è persa mille volte nel gorgo parlamentare e rispunta regolarmente dopo 40 anni. Nel 2008 ci riprova l’onorevole Lucia Codurelli del Pd e nel 2009 il senatore Franco Grillini. In quattro anni e mezzo nessuna è stata approvata, una attende ancora di essere assegnata. Dal 1975 ad oggi ha fatto in tempo a cambiare perfino la sensibilità collettiva sul tema che si trova riflessa oggi in 59 proposte di legge che riguardano reati, discriminazione di genere e così via. Tanta urgenza ma tutta a parole, perché una sola legge è andata in porto, quattro sono state approvate e poi stralciate. Stesso destino per la legge sull’asilo politico. Bio-testamento? L’impegno era di approvarla nel giro di due o tre giorni dalla morte di Eluana Englaro. Ha fatto in tempo a uscire nelle sale il film di Bellochio. La legge è ancora lì dopo tre anni e mezzo.

Ecco spiegate cause e conseguenze dell’arcano meccanismo che altera la produzione delle leggi e falsifica le performance parlamentari gonfiandole all’inverosimile. Ma c’è un altro risvolto dal significato politico rilevante. Finora bastava guardare le facce dei candidati per capire che la legislatura che inizia, alla fine, tanto nuova non è. Ma ora si ha la certezza che anche contenuti, proposte, orizzonti legislativi non lo saranno di più; perché anche a questo giro l’arretrato parlamentare sarà servito come fresco mentre è una ribollita. E’ legittimo domandarsi allora quali delle ottomila leggi vecchie saranno propinate come nuove. Che cosa conterrà la valigia dell’onorevole vestito a nuovo nel 2013? Un viaggio nel cuore inceppato della democrazia fa affiorare 265 proposte di legge dimenticate solo nelle commissioni Agricoltura di Camera e Senato. Da lì potrebbero rispuntare un cane lupo da brevettare, un tartufo da salvare, una sfogliata emiliana che per tre volte si chiede di elevare sopra ogni altro primo. C’è anche una proposta per installare distributori automatici di ortaggi in tutte le scuole, all’intervallo fette di melanzana lessa e carote al neon per tutti. Una pensata che sembra fatta per abituare subito le nuove generazioni al gusto amaro dell’antipolitica.

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