Marzia Corraini ha un energico profilo femminile. Con i capelli corti e bianchissimi, da anni si occupa di arte contemporanea, design, libri e illustrazione. Insieme al marito Maurizio ha creato l’omonima galleria e casa editrice (la prima nel ‘73, la seconda verso la fine degli anni Ottanta), ha collaborato vent’anni con Bruno Munari (diventandone l’editore di riferimento) ed è fra gli otto fondatori e organizzatori del Festivaletteratura di Mantova.

Festivaletteratura compie 16 anni: come si cresce questo figlio?
È un figlio adolescente, quindi ha ancora tempo di maturare perché ha ancora voglia di fare e di reinventarsi, com’è successo anche quest’anno, anche dopo il terremoto. E proprio perché è adolescente, può essere che diventi sempre più consapevole, utilizzando le cose fatte in passato presenti nel nostro archivio (non solo di documentazione storica, ma di idee per il futuro). Quest’anno per esempio dal materiale d’archivio è stato fatto uno spettacolo dedicato ad Anna Politkovskaja (“Anna. Il coraggio di dire” di Luciano Minerva e Silvia Piccardi con Ottavia Piccolo, ndr). Vogliamo quindi ragionare su ciò che abbiamo fatto perché diventi altro.

“Idee e memorie contro la crisi, non solo economica” è la direzione in cui avete lavorato per questa edizione del Festival: dove individua le risorse che potrebbero produrre uno scarto in avanti?
Nella consapevolezza di riportare l’economia all’economia. Costruire cose che servono, da un cibo a un oggetto a un brevetto… cose da mettere in comune. Tutto ciò con la capacità di individuare eccellenze che possano trainare tutti. E penso chiaramente anche alla ricerca.

Festivaletteratura incontra i fratelli Grimm nel bicentenario della prima edizione delle loro Favole: se dovesse reinventane una, vale a dire l’invito che avete rivolto ad alcuni autori del festival, quale sceglierebbe e perché?
I musicanti di Brema. La scelgo sulla scia della domanda precedente, perché racconta della capacità di reinventarsi, di trovare formule nuove e di come insieme si riesce a trovare l’intelligenza della soluzione.

Se dovesse pensare a Festivaletteratura come a uno dei libri del suo giro, che tipo di volume potrebbe essere: un pop-up, un albo illustrato, un volume fotografico, una grafic novel?
Sarebbe un mix, spumeggiante, che raccoglie l’idea del pop-up, dell’illustrazione, però non mancherei di usare la fotografia.

Anche quest’anno nel programma non manca la narrazione per figure.
Mi preme dire che il festival da sempre ha una parte legata al racconto per immagini, dalla fotografia all’illustrato alla grafic novel: c’è tutto. Designers e architetti sono sempre stati con noi: anche nel loro caso si tratta di racconti, racconti espressi con strumenti diversi, ma che per noi sono molto importanti. È una parte del festival non disgiunta dalle altre, lo stesso vale per gli incontri dedicati ai bambini. C’è un festival che si chiama Festivaletteratura e che usa modalità diverse per proporsi e raccontare.

Quale parola vorrebbe che più di ogni altra fosse associata a “lettura”?
Piacere.

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