Prima le borse Gucci false. Poi i pezzi di ricambio delle auto, freni compresi. Perfino copie non autorizzate di pace-maker. Si è visto di tutto in commercio in quanto a falsi. Ma ora siamo arrivati addirittura alla “contraffazione nucleare“. Lo scandalo è scoppiato in Corea del Sud nelle ultime settimane e riguarda le forniture di componenti di reattori nucleari della francese Areva, il primo produttore mondiale di tecnologia dell’atomo.

E’ stata la procura di Ulsan, città portuale nel Sud-Est del Paese asiatico, a portare avanti, in maniera autonoma e contro tutti, una coraggiosa inchiesta sull’oscura vicenda. Che alla fine di luglio ha portato all’arresto di 22 persone, perlopiù dirigenti della Khnp, la , il colosso pubblico sudcoreano dell’atomo. Ancora oggi i media nazionali trattano l’affaire con malcelato disinteresse, nonostante la sua gravità.

Tutto è partito da un’indagine sul responsabile delle forniture esterne della centrale di Kori. Dopo aver intascato tangenti da un industriale locale, ha accettato di passargli l’originale di componenti acquistati da Areva, che servono a isolare le condotte attraverso le quali avviene la trasmissione dei dati dal cuore del reattore direttamente alla centrale di comando. L’imprenditore, che aveva ricevuto i pezzi nel 2009, ha provveduto a copiarli, modificandoli leggermente. Alla fine ha perfino ottenuto il brevetto in Corea del Sud. E ne ha venduti alla centrale di Kori, mentre altri esemplari sono stati scoperti in quella di Yonggwang, sulla costa sud-occidentale.

Khnp ha cercato di sminuire l’accaduto. “Anche se quei componenti sono una replica di materiale straniero – ha dichiarato un responsabile dell’azienda – il produttore locale ha potuto brevettarli. Vuol dire che sono come l’originale”. Alla fine, comunque, Khnp ha dovuto sottoporre quei pezzi fabbricati illegalmente all’Istituto coreano di sicurezza nucleare. L’inchiesta non è ancora stata conclusa. Intanto Areva, che ha paura di perdere un buon cliente come Khnp, in questi tempi di difficoltà post incidente di Fukushima, ha rinunciato a fare causa. Sono stati i magistrati di Ulsan, sulla base di segnalazioni di tecnici, a voler andare fino in fondo in questa brutta storia.

Insomma, un groviglio di tangenti e assenza di trasparenza. La procura parla di “corruzione strutturale di una società pubblica”. Sì, perché la Khnp non è nuova a storiacce del genere. Un dirigente della centrale di Kori si trova già in prigione, perché fra il 2008 e il 2010 aveva passato alcune valvole arrugginite e destinate a essere smaltite a un fornitore esterno, che le aveva ripulite per poi rivenderle come nuove allo stesso stabilimento.

A tutto questo si aggiunge una serie recente di problemi tecnici, ancora in Corea del Sud, assai preoccupanti. Il 19 agosto la centrale di Wolsong ha ordinato il blocco d’urgenza di uno dei suoi reattori per alcuni problemi al sistema di alimentazione, nonostante che l’impianto in questione fosse stato appena controllato e rimesso in funzione alla fine di luglio. Nel febbraio scorso ancora alla centrale di Kori un reattore aveva subito l’interruzione di fornitura di elettricità per dodici minuti. Non era successo niente, ma le conseguenze avrebbero potuto essere gravi, Per un mese il direttore dell’impianto aveva dissimulato volontariamente l’accaduto.

Perché tutti questi problemi? Secondo un esperto (anonimo) contattato dal quotidiano francese Le Monde “dipende dalla pressione esercitata dal Governo a mantenere i prezzi dell’elettricità a livelli molto bassi così da sostenere l’industria del Paese”. L’economia della Corea del Sud continua a correre. E Seul non vuole rompere l’incantesimo. Per fornire elettricità a basso prezzo Kepco, l’operatore energetico pubblico, che controlla anche Khnp, spinge sulla sua filiale nucleare perché riduca i costi al minimo, pure ricorrendo ai falsi e alle copie non autorizzate di delicati componenti.

Il Paese asiatico può contare adesso su 21 reattori che generano il 32,2% della produzione elettrica a livello nazionale. L’obiettivo è costruirne altri 18 per arrivare a quota 59% nel 2030. Neanche la tragedia di Fukushima, nel vicino Giappone, ha convinto Seul a modificare la tabella di marcia. Il nucleare sudcoreano rappresenta una gallina dalle uova d’oro. Anche per Areva: i francesi accettano di non farla troppo lunga perfino nel caso di falsi fabbricati sulla base di loro componenti. La priorità è non perdere un cliente cosi’ importante. “Stiamo trattando la faccenda direttamente con Khnp – hanno fatto sapere i vertici di Areva -. Vogliamo comunque far neutralizzare il brevetto sudcoreano di quelle contraffazioni”. Per il resto, business is business.

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