Isabella Cirelli e la sua bambinaIsabella Cirelli è una mamma come tante altre. E verrebbe da aggiungere: purtroppo, perché come tante altre mamme ha dei bambini per i quali ha richiesto l’iscrizione alla scuola dell’infanzia pubblica e s’è vista rispondere: “No, non abbiamo posto”. E’ cominciato così il suo impegno: ha contribuito a creare una rete di genitori con figli esclusi dalla scuola pubblica e ha proseguito la sua battaglia, diventando infine la presidentessa del Comitato Articolo 33, che promuove un referendum per chiedere ai cittadini di Bologna se sono favorevoli ai finanziamenti comunali alle scuole private o se, piuttosto, desiderano che tutte le risorse dell’Amministrazione siano dedicate al miglioramento e al potenziamento delle scuole comunali e statali. Nonostante i suoi mille appuntamenti familiari e non, sono riuscito a fare quattro chiacchiere con lei…

Parlami della tua esperienza con la scuola pubblica bolognese…

Le mie esperienze con la scuola pubblica iniziano a tre anni, ma non a Bologna bensì in un paesino dell’Alto Tirrenico calabrese. A Bologna sbarco dopo i 19 anni, per frequentare l’Università. Sicuramente posso dire che in Calabria la scuola di Bologna era un esempio al quale ispirarsi. Purtoppo, adesso che dovrei avere a che fare con essa, non ne ho l’opportunità poiché il posto per mia figlia non c’è.

Hai chiesto per i tuoi figli la scuola pubblica ma ti viene negata. Per te sarebbe uguale mandarli a una scuola privata?

No, decisamente no! Tra i motivi ne annovero alcuni per me molto significativi, tra cui la libertà di scelta e la difesa di un valore fondamentale. Ecco, per me la scuola pubblica e pluralista rappresenta un valore. Un valore da difendere. Nulla ho da dire a chi sceglie altro, sono per la libertà di scelta! Ma molto ho da dire a chi non si adopera per dare ai cittadini che chiedono la scuola pubblica questa scuola! Soprattutto se vengono scelti e votati su tali mandati.

Quanti genitori siete nella tua stessa situazione? Come farete se non vi sarà dato un posto nelle materne pubbliche?

Il numero preciso degli esclusi non è ancora aggiornato. I bimbi che risultavano in lista di attesa per la scuola pubblica erano 465 al primo aggiornamento, per poi attestarsi a 326 (ultimo dato di luglio ma non è ancora ufficiale). I genitori che si sono maggiormente mobilitati hanno deciso di costituirsi in rete per tenersi in contatto ed aggiornare i bacini di riferimento a cui appartengono. Sicuramente la speranza è che a settembre arrivino le telefonate o le lettere dall’ufficio scuola del quartiere che comunicano l’inclusione dei nostri bimbi. Altrimenti alcuni genitori opteranno obbligati per la privata, altri si rivolgeranno a soluzioni singole ed altri ancora terranno i bimbi a casa. Alcuni genitori hanno anche pensato all’alternativa di costituire gruppi educativi con insegnanti qualificate. Ne abbiamo conosciuti un po’ che rischiano di restare a casa!!! Io andrò a fare scuola a mia figlia in un luogo pubblico, Palazzo D’Accursio, aula: Ufficio del Sindaco.

Parlando con gli altri genitori, come valutate il referendum sui finanziamenti comunali alle scuole private?

Noi, in quanto coordinamento spontaneo, sin dall’inizio abbiamo ribadito le nostre posizioni nel famoso appello che abbiamo fatto recapitare sia agli amministratori che al resto della cittadinanza, oltre che alla stampa. Si trattava del mese di aprile e fino a fine giugno abbiamo presidiato qualsiasi evento che si è tenuto attorno alle tematiche rivolte all’infanzia. La nostra posizione è chiara: affermiamo la libertà di scelta e soprattutto investimento sulla scuola pubblica, laica, gratuita, inclusiva e garantita! La scuola della Repubblica. A darci rinforzo sono anche i dati che parlano ancor più chiaramente: a fronte di più di 300 bambine e bambini senza scuola pubblica, abbiamo 140 posti “estendibili a 400” liberi nella scuola paritaria a gestione privata. Pertanto si può chiaramente affermare che se il sistema delle convenzioni esiste per dare la possibilità a tutte/i le/i bambine/i di andare a scuola, bene questo meccanismo non funziona più.

Quali pensi dovrebbero essere le priorità del Comune di Bologna?

Ascoltare le richieste dei cittadini e cercare alternative possibili per poterle assicurare. Ora, viviamo questi giorni e non siamo sconnessi dalla realtà e da tutte le difficoltà del momento, ma è ormai noto un orientamento che a livello nazionale si è spostato verso la dismissione della scuola pubblica. Ecco, questa dovrebbe essere una priorità per il comune di Bologna: investire per la scuola pubblica, farsi ancora una volta portavoce e paladino del diritto all’istruzione nella scuola pubblica! A maggior ragione in un periodo di forte crisi ed impoverimento materiale e culturale. Proprio come ai tempi del sindaco Zanardi.

Credi la politica presti attenzione ai bisogni e al futuro della scuola pubblica?

Riprendendo il filo di cui sopra, no. Si assiste oggi giorno, sia a livello nazionale che locale, ad un’inversione di paradigma. Per cui la scuola privata diventa onere per lo Stato, in barba all’articolo 33 della Costituzione. E la libertà di scelta non si nega solo a chi sceglie altro dalla scuola pubblica. Ora, lasciando stare tutti gli avvenenti ed articolati discorsi fatti dai politici sull’esistenza di una legge che parifica scuola pubblica a scuola privata (la legge 62 del 2000), nella realtà così non è! Da un po’ di tempo a questa parte, ho sempre in testa i rischi di deterioramento della scuola pubblica individuati da Calamandrei poco più di 60 anni fa.

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