Apriva i suoi cancelli, tra 4 torri dalle cupole color oro, nel 1965. Era per antonomasia il parco divertimenti della Romagna. Oggi, dopo quasi 50 anni, Fiabilandia rischia la chiusura, vittima di un piano di ridimensionamento che mira a un radicale abbattimento dei costi sul personale.

In ballo c’è il posto di lavoro di 51 dipendenti, 41 dei quali stagionali. Ad essi vanno aggiunti quelli della Gesti Leader Srl, società che con i suoi 30 lavoratori si occupa della ristorazione all’interno della struttura.

Dietro il lento declino di Fiabilandia c’è sicuramente la nascita, nel 1992, del colosso Mirabilandia a Lido di Savio. Ma non c’è spazio in Romagna per più di un parco divertimenti? Se lo è chiesto la Filcams Cgil di Rimini che per salvaguardare e rilanciare il lavoro punta sulla destagionalizzazione.

La società che ha in gestione il parco, la Alfa 3000 dei circensi De Rocchi, si dice disposta a sedere a un tavolo con il sindacato ma avverte già che le aperture invernali, tentate in passato, non hanno funzionato e che inoltre alcune attrazioni non sono destagionalizzabili.

Alfa 3000 gestisce, oltre a Fiabilandia, il parco faunistico Le dune del Delta antistante a Mirabilandia. Il giardino zoologico, costato alla srl romana 32 milioni di euro, ha scommesso sul suo successo grazie soprattutto alla vicinanza con il grande parco attrazioni di Savio. Oggi Le dune del Delta dà lavoro a 70 dipendenti.

Mors tua, vita mea verrebbe da commentare. L’avvio del parco zoologico ha avuto l’effetto di drenare risorse che altrimenti si sarebbero potute destinare al rilancio di Fiabilandia. È l’opinione di Mirco Botteghi, segretario Filcams-Cgil: “Gli investimenti milionari fatti dalla proprietà nelle ‘Dune del delta’ –afferma- avrebbero consentito di aprire quest’anno una Fiabilandia completamente rinnovata”.

Osvaldo Paci, amministratore delegato della Alfa 3000, difende il neonato parco faunistico e allontana qualsiasi ipotesi che vorrebbe un indebolimento di Fiabilandia a favore della nuova creatura. L’apertura delle Dune del delta -precisa l’a.d.- ha rappresentato “un percorso lungo, durato 9 anni e ha richiesto una serie di battaglie burocratiche. È stato solo per questo che un parco che avrebbe dovuto aprire almeno 5 anni fa viene a trovarsi ad aprire proprio quest’anno in piena crisi”. Paci oggi la pensa così ma nell’aprile scorso, in un’intervista al fattoquotidiano.it, diceva con sicurezza: “Le Dune del Delta è un bene per la città e sposterà il baricentro dei parchi turistici da Rimini a Ravenna”.

Ora che vedono seriamente a rischio la loro occupazione, i dipendenti del parco di Rivazzurra di Rimini, certi che Fiabilandia rappresenti “un pezzo peculiare ed unico dell’offerta turistica di Rimini”, chiedono un incontro con il sindaco Andrea Gnassi e intanto, appoggiati dalla Cgil, hanno scioperato, davanti alla struttura ieri mattina dalle 8.30 alle 10.30. Sul sito www.fiabilandia.net campeggiano le scuse per il disagio arrecato ai visitatori: il parco aprirà alle 12.30.

La riorganizzazione societaria del tagliatore di teste Paci –come spiega in una nota Botteghi- passa dalla riduzione delle attrazioni al conseguente taglio del numero degli addetti, che vedrebbero trasformare il loro contratto da indeterminato a stagionale. Solo 3 infatti sarebbero i mesi in cui il parco rimarrebbe aperto, durante l’orario diurno. Anche le aperture serali ricadrebbero dunque sotto la scure dell’amministratore delegato.

Per il sindacato la strategia da perseguire non è quella dei tagli, preludio alla chiusura di Fiabilandia, ma dell’ammodernamento. “Crediamo –dichiara Botteghi- che di questo passo ci si avvii verso il declino e la destrutturazione del parco, che non potrà ripartire ma piuttosto si impoverirà sia come offerta che come risultati della gestione. Al contrario occorrerebbe mettere in campo tutte le azioni utili a rilanciarlo con un progetto di manutenzione profonda, anche estetica, delle attrazioni e delle strutture”.

Paci dal canto suo fa la voce grossa e non pare disponibile ad accettare la proposta di tentare un rilancio senza intaccare l’occupazione. Troppe le perdite secondo lui e allora la scelta è un aut aut che non concede molto margine ai lavoratori: o si riducono i costi di gestione o si chiudono i battenti. “O noi con le organizzazioni sindacali troviamo un punto di incontro sul percorso -spiega Paci ai microfoni di Icaro Tv- oppure chiuderemo il parco e cercheremo di trovare qualcuno che lo compri. Se non lo troviamo il parco resterà chiuso”.

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