Non furono abusi gli interrogatori di coloro che finirono nel mirino della Central Intelligence Agency. E’ stata chiusa senza alcuna incriminazione l’inchiesta avviata nel 2008 dal Dipartimento di Giustizia Usa sugli interrogatori della Cia di sospetti terroristi arrestati dopo l’11 settembre, durante l’amministrazione del repubblicano George W. Bush; interrogatori che sarebbero stati condotti con tecniche come il waterboarding (che simula l’annegamento) che lo stesso presidente, Barack Obama, definì torture.

Ad annunciare l’archiviazione è stato il ministro della Giustizia, Eric Holder, spiegando che “le prove ammissibili non sarebbero state sufficienti a sostenere e ottenere una condanna oltre ogni ragionevole dubbio”. L’indagine, condotta dal procuratore federale John Durham, ha riguardato il trattamento riservato a 101 detenuti ed è stata formalmente chiusa a giugno 2011, tranne che per due casi. I nomi non sono mai stati ufficialmente divulgati ma, secondo alcuni media, si trattava dell’afghano Gul Rahman e dell’iracheno Manadel al-Jamadi. Il primo morì dopo essere stato spogliato e incatenato al pavimento per un numero imprecisato di giorni in una prigione segreta degli 007 di Langley in Afghanistan, nota con il nome di ‘Pozzo di sale’. Quanto al secondo, il suo decesso avvenne nel carcere di Abu Ghraib, in Iraq, nel novembre 2003. Jamadi venne ribattezzato Iceman, l’uomo di ghiaccio, quando alcuni scatti – che svelavano gli abusi commessi nella famigerata prigione irachena – mostrarono il suo corpo senza vita dentro un sacco pieno di ghiaccio.

L’archiviazione dell’inchiesta è stata duramente criticata dai gruppi per i diritti umani. “L’annuncio del procuratore generale Holder è deludente poiché vi sono molte prove che, dopo l’11 settembre, torture e abusi furono diffusi e sistematici”, ha commentato Melina Milazzo di Human Rights First. “E’ un vero scandalo che nessuno risponderà per le uccisioni dei prigionieri in custodia della Cia”, ha aggiunto Jameel Jaffer, vice direttore legale dell’American Civil Liberties Union. Soddisfazione è stata invece espressa dal numero uno della Cia, David Petraeus. “Come membri dell’intelligence, la nostra inclinazione è guardare alle sfide del futuro piuttosto che tornare indietro a quelle del passato. Nondimeno, abbiamo sostenuto pienamente il Dipartimento di Giustizia nei suoi sforzi”.

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