Sono gli ultimi roventi giorni d’agosto, le vacanze volgono al termine e la macchina infernale della promozione è già ripartita: per il ciclo nuove proposte andiamo a conoscere i Busy Family, band friulana che a settembre uscirà con il proprio disco d’esordio “Advice for your next failure” (ReddArmy) da cui si evince oltre la bravura, una personalità forte, sia nel modo di porsi, lontana anni luce dagli snobistici circoli indie, sia nello scrivere canzoni che fanno tesoro del passato per suonare attualissime nella loro visionaria essenza di fondo.

La band è composta da cinque elementi di differente età (anche se sono intervenuti molti amici musicisti nella lavorazione del disco) e provenienti da un diverso retaggio artistico, questo ha contribuito alla nascita di un disco di ottima fattura in cui il confronto tra gli elementi della band è stato continuo e stimolante, essenziale anche per quanto riguarda la durata del disco, in cui i Busy Family hanno suonato – è questa l’impressione – come se si esibissero dal vivo, ma senza far errori o sbavature.

Con un sound affine all’ultima versione del British Rock, sarà per la voce di Simone Zampieri, che ricorda molto quella di Alex Turner (il leader degli Arctic Monkeys), sarà per gli ascolti che ne hanno segnato il percorso artistico dei musicisti, il risultato è un grande esordio ed è lecito riporre grandi speranze in questa band, anche se i più esigenti lamenteranno che non vi sono grandi sorprese né nuovi brividi da vivere. Ma lasciamoli crescere e lavorare, i risultati, siamo certi, non tarderanno ad arrivare. Intanto abbiamo intervistato la voce del gruppo, Simone Zampieri per conoscerli in maniera più approfondita.

Simone mi parleresti della band, del vostro background artistico e del motivo del nome Busy Family?

La formazione attuale della band è stato un processo relativamente lungo, abbiamo cominciato in due con l’intento di formare un gruppo dove tutti fossero motivati ed entusiasti allo stesso modo. Tutti i componenti della band sono lavoratori che riescono comunque a mettere passione, entusiasmo e serietà nella musica e il nome Busy Family ne è la conseguenza. Siamo una famiglia musicale che deve fare i conti con gli impegni della vita.

La vostra biografia in una vostra playlist…
Non è facile fare una playlist, ma posso tentare di farti una lista dei cinque artisti che non mancano mai nei miei ascolti e sono fonte di ispirazione quando compongo i brani: Bob Dylan, i Beatles, Wilco, Badly Drawn Boy e Travis.

Tra pochi giorni uscirà il vostro disco d’esordio: come state vivendo l’attesa?
Non vediamo l’ora di cominciare, le date che hanno preceduto l’uscita del disco sono andate benissimo. Quando ti chiudi in studio per sei mesi e lavori duramente nel tentativo di fare un buon disco è sempre dura confrontarsi poi con un pubblico, ma sino ad ora la risposta della gente è stata positiva oltre ogni aspettativa.

Il titolo del vostro disco d’esordio “Advice for your next failure”, non è proprio un ottimo auspicio… Come mai avete scelto di intitolarlo così?
Fare musica oggi prevede una dose di rischio e insicurezza molto alta, molte delle persone che ci circondano ci hanno riempito di consigli su cosa un gruppo dovrebbe o non dovrebbe fare per raggiungere il proprio obiettivo. Credo che un gruppo debba avere le idee chiare sulla propria musica e lavorare sodo isolandosi il piu possibile da consigli e critiche, da qui ‘Advice for your next failure‘ è un titolo ironico e provocatorio. I consigli, anche se dati in buona fede, rischiano di portare al fallimento.

Quali sono le aspettative in merito al disco e quali sono le vostre ambizioni?
L’aspettativa e l’ambizione di questo disco vanno di pari passo, sembrerà banale ma il nostro intento è quello di arrivare al maggior numero di persone confrontandoci con diverse realtà. Suonare per la gente e con la gente è uno degli aspetti che rende ancora insostituibile fare musica e che ripaga degli enormi sacrifici che bisogna fare per seguire questa passione. L’ambizione principale è quella di continuare a fare musica in maniera onesta e per il gusto di farlo,se non ci riusciremo vorrà dire che abbiamo fallito.

Cos’è che vorreste che chi ascolta il vostro disco percepisca?
L’onestà. Scrivendo in inglese si rischia di cedere alla tentazioni di ‘scimmiottare’ quelli che sono gli ascolti che piu influenzano questo genere e che ovviamente sono tutto fuorché italiani. Non vogliamo sembrare inglesi, ma semplicemente dichiarare in musica l’amore per un genere e una scrittura che non appartiene al nostro paese. I testi che scrivo sono autobiografici e trattano soltanto le tematiche che mi circondano o le esperienze che ho vissuto, cerco di non scrivere mai di ciò che non conosco, non ne sarei capace e sarebbe patetico.

Come considerate il panorama musicale italiano e cosa fareste per renderlo migliore?
Usa e getta. La nuova era musicale impone una scrittura di facile ascolto e priva di una visione d’insieme, si cerca sempre più di arrivare al pubblico con un singolo brano che possa coinvolgere in maniera istantanea.
Il ‘singolone’ musicale è necessario per farsi conoscere e far capire le proprie intenzioni, ma non può essere l’inizio e la fine di un artista. Va aggiunto inoltre che l’ascoltatore medio non ha piu il tempo o la voglia di appassionarsi realmente a un artista. Siamo saturi e investiti quotidianamente di nuove realtà da non avere il tempo di fermarci e capire se una cosa ci piace o meno.

Qual è il consiglio che dareste a un discografico?
Ritrovare la pazienza e l’amore per la musica. Esistono ancora gruppi che possiedono un talento straordinario, ma ancora acerbo che avrebbero solo bisogno di tempo. Non esistono piu (o sono pochi i casi) gli artisti che possono permettersi di fallire un disco senza pagarne le conseguenze. Si chiede all’artista di essere sempre al top, lo si spreme finché dura per poi lasciarlo al proprio destino. La conseguenza di tutto ciò è la mancanza di artisti che durino piu di un disco o al massimo due. Credo ci sia bisogno di piu talent scout nei locali di provincia e meno negli studi televisivi.

Com’è il vostro rapporto come band?
C’è un continuo confronto nella band, le differenze anagrafiche all’interno del gruppo aiutano ad avere una visione e un punto di vista diverso sulle cose. L’esperienza fatta in maggio, dopo essere stati selezionati come band finalista per l’Heineken Jamming Festival Contest a Milano, ci ha aiutato a crescere come gruppo. È stata un’esperienza gratificante e forse il primo approccio a un mondo musciale per noi ancora estraneo. Essere selezionati tra le 30 band finaliste, tra migliaia iscritte al contest, ci ha aiutato a capire che forse stavamo andando nella direzione giusta e le ore spese nella lavorazione del disco erano servite.

Come create le vostre canzoni?
Le canzoni nascono in modo semplice. Solitamente scrivo un brano con la classica formula chitarra-voce per poi farlo sentire alla band, se piace si comincia l’arrangiamento. Per ora è un metodo che ha funzionato e che ci permette di non perdere la struttura folk della canzone e allo stesso tempo di tessere attorno al brano tutto cio che ci viene in mente.

Cos’è che vi piace e non del web?
Il web è oramai un mondo a cui non si può rinunciare e in quanto tale è difficile dire cosa ci possa piacere o meno. A livello musicale credo sia fantastico che un gruppo abbia la possibilità di farsi conoscere ed esprimersi nei molti canali messi a disposizione dalla rete, ma è anche vero che il livello di saturazione è altissimo e alla lunga finirà (se non è già successo) per abbassare la qualità di ciò che ascoltiamo o che decidiamo di ascoltare. La musica non deve viaggare alla velocità di Internet, ma avere tempi diversi e indurre la gente a spegnere il computer.

Avete in programma una tournée per promuovere il vostro disco d’esordio e se sì mi indichereste le date?
Stiamo organizzando una serie di date per promuovere il disco e a breve saranno disponibili sulla nostra pagina facebook o sul sito reddarmy.

I Busy Family sono:
Simone Zampieri: voce, chitarra acustica
Giorgio Pacileo: chitarra elettrica, chitarra acustica, cori
Gabriele “Jib” Starini: batteria
Mauro Da Rold: chitarra basso
Marco Corsi: tastiere, mandolino, glockenspiel, cori

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