Ci tocca leggere ed ascoltare di tutto, in questi giorni. Perfino, il surreale Bersani che dà del fascista a chi considera lui e i suoi compari Alfano e Casini degli zombies. Si ha la netta impressione che non sempre in questo Paese si riesca a realizzare la propria vera vocazione. Bersani avrebbe dovuto fare il comico, Grillo avrebbe dovuto fare il leader politico. Quest’ultimo almeno in parte ci riesce. Speriamo che in futuro anche Bersani possa riuscirci.

Grottesca comicità a parte, parliamo seriamente di fascismo e antifascismo. La Resistenza antifascista costituì senza dubbio il momento più alto e importante nella vita della nostra nazione. Liberandosi con le armi dell’infame regime totalitario e dittatoriale che aveva stretto un orribile pactum sceleris con la Germania nazista, il popolo italiano affermò la propria volontà indefettibile di dar vita a un nuovo Stato basato su principi di giustizia consacrati dalla Costituzione repubblicana.

A quasi settanta anni di distanza da quei felici accadimenti non possiamo certo dire di essere contenti di quanto realizzato, né che lo sarebbero coloro che, a migliaia, dettero la propria vita per raggiungere quegli scopi. Il Paese è in mano a una casta di politici mediamente ignoranti, spesso corrotti, comunque autoreferenziali, i quali, incuranti del crescente disprezzo e discredito di cui godono in seno all’opinione pubblica,stanno redigendo una legge elettorale antidemocratica, concepita esclusivamente in base agli interessi di autoperpetuazione della casta, che prevede un premio di maggioranza che distorce il responso delle urne e impedisce al cittadino di scegliere il proprio rappresentante mediante il meccanismo della preferenza.

Queste forze politiche indegne del lascito della Resistenza stanno svendendo il nostro Paese ad affaristi e speculatori di ogni genere, che si accingono a nuove devastanti opere, dalla TAV, alle nuove ondate di cementificazione selvaggia che mettono a rischio quanto resta di quello che un tempo veniva definito il Bel Paese, con orgoglio di noi tutti. Tutto questo mentre si continuano a lesinare soldi alla cultura, all’istruzione e alla ricerca, e trecentomila volumi appartenenti alla biblioteca di una delle più importanti istituzioni culturali italiane, l’Istituto italiano di studi filosofici di Napoli, stanno marcendo in un capannone nella campagna campana.

Questo è il governo che esprime la convergenza tra la casta politica suddetta, mirabilmente esemplificata, nella sua sostanziale unitarietà, dai rapporti di parentela intercorrenti fra Letta zio e Letta nipote, e gli interessi più retrivi della finanza parassitaria che sgoverna il mondo, trascinandolo nell’abisso della miseria crescente per la stragrande maggioranza della sua popolazione, della devastazione ambientale senza ritorno e della guerra.

Con faccia tosta davvero invidiabile due esponenti di punta di questo governo, il banchiere Monti, già membro della Goldman Sachs, e il suo sodale Passera, indagato per frode fiscale, hanno annunciato l'”uscita dal tunnel” mentre sempre più aziende chiudono e un numero crescente di lavoratori corre il rischio della disoccupazione.  

Costoro, in un empito di arroganza, non si peritano di gettarsi contro i giudici che,salvaguardando i principi dello Stato di diritto, costituiscono in qualche modo un argine alle loro mene: si tratti dei giudici antimafia di Palermo o della giudice Todisco che ha detto finalmente basta all’azione assassina di un’azienda come l’Ilva.

La misura è colma. I giuristi democratici devono assumere, insieme ad altre forze politiche e sociali l’onere di prendere la guida di un movimento di massa che spazzi via questo governo e si impegni, anche attraverso la partecipazione con una propria lista alle prossime elezioni politiche, anticipate  o meno, a costruire un’alternativa alla fallimentare politica delle caste di qualsiasi genere. Questo perché la difesa della Costituzione repubblicana attaccata apertamente ieri da Berlusconi e oggi in modo meno aperto ma ancora più micidiale da Monti e ABC, insieme con quella dello Stato di diritto e delle intoccabili prerogative della magistratura, costituisce un elemento fondamentale.

Occorre peraltro anche saper superare logiche identitarie e di bottega che ci porterebbero sicuramente al fallimento. In questo senso mi pare sia da sostenere la proposta di una Lista civica nazionale, sostenuta fra gli altri da Giuliano Giuliani con la seguente motivazione: “Più che all’unità delle attuali formazioni politiche della sinistra occorrerebbe puntare alla messa insieme delle cittadine e dei cittadini che hanno un’idea, un’aspirazione, una convinzione di sinistra e chiedere loro di privilegiare, rispetto ai nomi, ai simboli, ai proclami ideologici, i contenuti programmatici, le cose da fare, le priorità: per cercare di garantire davvero una svolta e offrire alla società italiana la possibilità di garantire diritti dei deboli e giustizia sociale”.

Ma non ci serve solo una lista.Ci serve anche e soprattutto un Comitato di liberazione nazionale dalle banche e dalle caste, che sappia operare sul terreno eletorale ma anche su tutti gli altri terreni necessari a recuperare il consenso e la forza sociale e politica necessaria per mandare sanguisughe e parassiti a svernare permanentemente in altro luogo, lasciando finalmente l’Italia ai suoi cittadini onesti e lavoratori.

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