L’attacco di Pier Luigi Bersani a Beppe Grillo non è piaciuto al suo collega di partito Giuseppe ‘Pippo’ Civati. Che non ha fatto nulla per nascondere il proprio malcontento per le parole utilizzate dal segretario del Pd. Sul suo blog, infatti, l’esponente democratico ha fortemente criticato la presa di posizione, i toni  e i concetti utilizzati dal leader del Pd. Civati innanzitutto si dissocia dai termini scelti da Bersani, che ha definito il comico genovese come un fascista del Web. “Non ho capito bene il senso dell’intemerata di ieri del segretario nazionale del Pd a proposito dei ‘fascisti del web'”, ha scritto il politico lombardo, che poi ha spiegato di non averla capita “perché se qualcuno ti dà dello zombie e tu zombie non lo sei, ci devi solo ridere sopra. E dimostrare che sei vitale, vitalissimo”. Per quanto riguarda la connotazione ‘mussoliniana’ del M5S, Civati ha sottolineato che “i fascisti, per un partito antifascista, secondo me sono altra e ben più grave cosa rispetto a quelli che ti zimbellano e ti attaccano con strumenti satirici (perché a noi la satira piace, giusto?)”.

Dopo aver portato come esempio alcuni violenti attacchi personali indirizzatigli dai sostenitori di Bersani sulla Rete (e la sua reazione pacata), il consigliere regionale della Lombardia si è soffermato – criticando – il comportamento di Bersani quando ha invitato i sostenitori di Grillo “ad uscire dalla Rete” per andare ad attaccare dal vivo il Partito democratico. “Vengano qui a dircelo, vengano via dalla Rete. Vengano qui” aveva detto il segretario democrat, la cui frase per Civati “pronunciata dal leader di un partito del campo progressista europeo, consente di ricordare, ancora una volta, che la Rete non è un luogo ‘altro’ rispetto alla realtà e chi la frequenta non si pone in una posizione ‘speciale’ rispetto a quella degli altri, che (forse) non la frequentano”.

La spiegazione di Pippo Civati, in tal senso, è un’accusa diretta sia al vecchio modo di fare politica che all’attuale strategia del partito. “Perché chi sta sulla rete, poi (anzi, prima) legge libri e giornali, va a fare la spesa, guida l’auto, prende un treno e la metropolitana e va a lavorare tutte le mattine” ha scritto l’esponente democratico, per cui queste ultime sono “tutte cose che magari non tutti i politici fanno più, si potrebbe dire, se volessimo utilizzare lo stesso metro (è un esempio, eh)”.

Per quanto riguarda il senso del Partito democratico per l’utilizzo del web, invece, Civati è andato giù pesante nei confronti del ‘suo’ segretario, accusandolo di non aver ancora compreso l’importanza di internet nella comunicazione politica. “La rete è protagonista del dibattito politico sempre di più, e si pensava che dopo la Milano di Pisapia e i referendum dello scorso anno fosse chiaro a tutti – ha scritto Civati – E per la verità, in moltissimi sono già ‘venuti via dalla rete’, alle ultime elezioni, e sono anche andati a votare, in parecchi, per il M5S. Altri, invece, non sono andati a votare proprio: forse sono rimasti sulla rete. Sono certo che Bersani abbia cambiato idea, almeno un po’, rispetto alla memorabile definizione di ambaradàn del 2009. E spero che sia stata solo un’uscita infelice, la sua. E che il Pd – è la speranza del consigliere regionale lombardo – punterà molto, sulla rete, per la prossima campagna elettorale, come ci siamo permessi di suggerire in un piccolo volume, a disposizione di tutti. Entusiasti e scettici del web”.

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