I dati sul boom del mercato delle app per smartphone Apple e Android parlano di un settore in continua crescita. Dal 2008, 25 miliardi di app sono state scaricate dall’Apple Store, mentre il concorrente Android con il suo Google Play può vantare 10 miliardi di download complessivi. Ma le ombre non mancano. L’anello debole del sistema è infatti rappresentato dagli sviluppatori indipendenti, ovvero da quelli che dovrebbero trarre il maggiore vantaggio dalla possibilità di entrare nelle vetrine virtuali dei market online.

Tra le tante difficoltà che costellano la loro strada c’è, per prima, quella della visibilità. Secondo uno studio pubblicato all’inizio di agosto da Adeven, società specializzata nel settore, il 60% delle app pubblicate sull’Apple Store non sono mai state scaricate e addirittura mai visualizzate dagli utilizzatori di iPhone e iPad. In pratica, quindi, delle 650mila app disponibili, solo 250mila riescono a raggiungere i potenziali acquirenti. Le altre 400mila sono “app zombie”, come vengono definite nel rapporto di Adeven: applicazioni che non sono mai state scaricate e che forse non finiranno mai su un dispositivo mobile. Il secondo spauracchio degli sviluppatori indipendenti è la pirateria. Un fenomeno che interessa soprattutto, ma non solo, le app per Android. Secondo quanto dichiarato da un portavoce di Madfinger Games, società specializzata nella creazione di giochi per piattaforme mobili, la percentuale di copie pirata dei suoi videogame su piattaforma Android raggiungerebbe l’incredibile percentuale dell’80%. Secondo i dati in loro possesso, sui sistemi iOS si parlerebbe di un numero di giochi illegali pari “solo” al 60%.

Un allarme preso sul serio anche dalle autorità federali, che giusto ieri hanno sequestrato tre siti accusati di diffondere versioni pirata di app per tablet e smartphone. Confermando la chiusura di applanet.net, appbucket.net e snappzmarket.com, il procuratore Sally Quillian Yates ha esposto una vera dichiarazione d’intenti, sottolineando che “le leggi per la tutela del copyright si applicano alle app per tablet e smartphone esattamente come per gli altri software” e che mirano a “proteggere e incoraggiare il duro lavoro e l’ingegnosità degli sviluppatori che cercano di farsi largo in questo settore della nostra economia”. La preoccupazione per la tutela degli sviluppatori non è un problema solo americano. Secondo i dati pubblicati lo scorso giugno dall’Osservatorio del Politecnico di Milano, il mercato si sta guadagnando rapidamente uno spazio di primo piano anche in Italia. Stando al rapporto, il settore delle app mobile per smartphone e tablet in Italia ha visto una crescita dell’89% nel corso del 2011 e il mercato a esse collegate ha un valore di 75 milioni di euro. In casa nostra, però, la parte del leone la fa ancora Apple con l’85% delle vendite mentre il concorrente Android si deve accontentare delle briciole.

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