In Germania, quasi nove milioni di giovani al di sotto dei trent’anni hanno un’occupazione stabile; in Italia tre. Lo dice un’indagine della Confartigianato i cui risultati sono stati anticipati oggi da un articolo del Corriere della Sera. Una sfilza di numeri e di percentuali, relative al lavoro e all’istruzione che, nonostante le temperature bollenti, mi ha fatto venire i brividi. Parallelamente all’occupazione diminuisce spaventosamente anche il numero dei giovani che prosegue gli studi universitari, al Sud come al Nord, con una tendenza destinata ad abbassare ulteriormente la qualità professionale di quelle che dovrebbero essere le generazioni del futuro.

Napoli è la seconda città in Italia per disoccupazione giovanile. E il Sud, in generale, la fa da padrone.

Intanto la Goletta Verde ci dice che in Italia il mare lascia a desiderare in generale ma che la Calabria e la Campania possono fregiarsi della maglia nera dell’inquinamento, in condivisione con la nordica Liguria.

In questi giorni sono in vacanza a Vietri sul Mare. Mio padre da ragazzo veniva qui. E noi siamo cresciuti fra questi ombrelloni. I miei nipoti hanno imparato a nuotare qui con l’aiuto del nonno e Serena oggi festeggerà qui i suoi diciotto anni.

Vietri era un piccolo paradiso. Una perla di bellezza e oasi di pace. Ancora oggi, se decido di affrontare a piedi la discesa che dalla parte superiore porta verso la marina, resto ammaliata dalla bellezza prorompente di un panorama unico. Una creazione paradisiaca che dovrebbe regalare a chi vive qui, bellezza e benessere.

Invece Vietri negli anni è stata deturpata, defraudata e la sua deriva è sotto gli occhi di tutti. Stabilimenti balneari costosissimi sono tenuti male, gestiti peggio e privi di ogni criterio di vacanza rilassante. I giardini del lungomare sono stati abbattuti per farne parcheggi, per auto che intasano una strada stretta e tortuosa in cui, auto parcheggiate in divieto di sosta, rendono la circolazione un incubo. La CSTP, azienda di trasporto locale, che dal 20 agosto sospenderà il servizio per fallimento, garantisce una corsa ogni 40 minuti (dico QUARANTA). L’alternativa è rappresentata da navette private, nelle quali vengono “accomodate” anche tre persone ogni due sedili e che non rilasciano nessun biglietto (dunque, evadono le tasse).

E intorno la povertà materiale, culturale e sociale dilaga.

Chi non vede il legame fra il disastro che emerge dall’indagine della Confindustria e questo piccolo scorcio di realtà italiana, è cieco. Chi si sente attaccato dalle critiche sacrosante mosse verso un’offesa costante ad un patrimonio di eccellenza che si sta distruggendo, non ama la propria terra. Chi alza le spalle e pensa che non si possa cambiare, è responsabile e connivente con il sistema mafioso e con la corruzione che ci governa. Chi, stando al Nord, è pronto a lanciare strali contro il Sud puzzone si rassegni al fatto che l’Italia è una e che ciò se “Sparta piange, Atene non ride” e che, per chi ci guarda da fuori, non siamo campani o liguri ma siamo italiani. Gente che non ha mai trovato la propria identità di popolo, che distrugge ciò che ci avrebbe potuto far primeggiare in tutto e continua, spocchiosamente, a sentirsi superiore a chiunque. Dio solo sa in nome di cosa.

In una situazione di delirio come questa, ho visto intorno a me un solo moto di passione sanguigna e di determinazione alla rivolta: quando il Napoli ha perso una partita contro la Juve, in maniera poco ortodossa. Scordandosi che si trattava solo di sport (o dovrebbe trattarsi solo di sport) la maggioranza ha applaudito a un gesto orribile quale quello di non presentarsi a una premiazione.

E si tira avanti. Senza mai mettere in discussione le proprie responsabilità.

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