Con una carriera che dura da più di tre lustri e 13 album alle spalle, Beck Hansen meglio noto come Beck, artista e musicista statunitense, è oggi considerato una delle menti più brillanti del panorama musicale mondiale. Il motivo è presto detto: secondo la critica, con la sua musica ha esteso i confini del rock negli anni Novanta – operazione avvenuta dopo che, letteralmente, ha divorato e ben digerito, è ovvio, tanti di quei dischi e di quei generi –  miscelando sapientemente, il rock, il blues, il folk, il rap, la bossa nova, ritmi caraibici, il funky…

Lui, con quell’aria da antistar, che in pubblico appare solitamente vestito come un impiegato appena uscito dall’ufficio, alto magro e pallido, che a prima vista incarna lo spirito del “Loser”, come il titolo di quella canzone che anni orsono gli aprì la strada per il successo, ha ribaltato ogni pronostico.

Dopo essersi ritirato dal liceo nella metà degli anni Ottanta, aver studiato musica da autodidatta, coltivato il talento e aver viaggiato in lungo e in largo, trascorrendo anche un periodo di tempo in Germania in compagnia del nonno materno, diventa, ancora giovanissimo, uno degli idoli della cosiddetta “X Generation”, quella dei giovani americani còlti da un’improvvisa epidemia di malessere, frutto amaro dell’opulenza di una società che rischia di farli rimanere indietro nella marcia collettiva verso la felicità e il progresso.

Beck, seppur schivo – e forse questo è il motivo –  si vede aumentare negli anni l’ammirazione nei suoi confronti così come le aspettative: diviene personaggio da cui tutti si aspettano miracoli a ogni uscita. Chissà cosa s’inventerà la prossima volta?

Adesso una nuova idea gli è venuta ed è quella che metterà in pratica in occasione del prossimo album. Song Reader, questo il titolo scelto, sarà composto da 20 brani, di cui due strumentali, ma Beck ha pensato di farlo uscire solamente sotto forma di spartiti. Un modo senza dubbio singolare, che rappresenta un ritorno al passato della storia della discografia: perché è dai tempi in cui non erano ancora stati inventati i mezzi di registrazione sonora che non si effettuava una operazione simile.

Chiunque potrà interpretare e arrangiare, a seconda dei propri gusti, i brani composti dall’autore, con la promessa che verranno fatte ascoltare in Internet le migliori performance inviate dagli utenti. In questo modo Beck darà l’opportunità a qualsiasi musicista che si cimenterà nell’esecuzione degli spartiti di avere visibilità, perché, è certo, iniziative del genere non avvengono tutti i giorni e sicuramente richiamerà l’attenzione dei media. E, chissà, magari anche di qualche major.

Opportunità che però non sembra esser stata colta dal direttore editoriale Lee Brackstone, della Faber and Faber, la società che produrrà gli spartiti, concentrato com’è esclusivamente sul metodo di distribuzione scelto. Riguardo all’esperimento ha dichiarato: “L’opera è una radicale presa di posizione circa il valore e l’importanza di eseguire e registrare musica, in un periodo in cui questo valore e questa importanza vengono messi sempre più in discussione”. Il nostro consiglio per i giovani musicisti, comunque, è quello di provarci. Eseguire con voglia, creatività e determinazione gli spartiti, in fondo tentar non nuoce. Chissà, magari saranno operazioni di questo tipo a prendere il posto dei talent show per lanciare nuovi talenti. Del resto sempre di cover si tratta. Vive le Rock! 

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