Migliaia di cittadini sono scesi in piazza a Tunisi nella tarda serata di ieri per contestare il partito islamico Ennahda al potere, difendere i diritti delle donne e protestare contro il principio della “complementarità dei sessi” che potrebbe essere inserito nella nuova costituzione tunisina. Le manifestazioni, riportano i media locali, sono state due, entrambe per chiedere il ritiro della contestata bozza dell’articolo 28, già approvato da una commissione parlamentare, secondo cui lo Stato si impegna a “garantire la protezione dei diritti della donna sulla base del principio di complementarità con l’uomo in seno alla famiglia e in quanto associata all’uomo nello sviluppo del Paese”.

Le proteste sono state organizzate da associazioni femminili, organizzazioni per la difesa dei diritti umani, sindacati e gruppi delle opposizioni. Un gruppo di dimostranti, riportano oggi i media locali, si è riunito davanti alla sede del Parlamento, mentre altri si sono dati appuntamento lungo Habib Bourguiba Avenue, sfidando il divieto delle autorità a manifestare nella zona che è stata teatro delle proteste della Rivoluzione dei Gelsomini dello scorso anno contro Ben Ali. “Popolo svegliati. Ennahda ti sta derubando” e “Il popolo vuole una nuova rivoluzione” sono stati alcuni degli slogan intonati nella capitale.

Le commissioni dell’Assemblea costituente tunisina stanno elaborando i diversi articoli che, se adottati in sessione plenaria, andranno a comporre la nuova costituzione tunisina. Secondo numerose organizzazioni della società civile e partiti moderati, l’articolo 28 così come è stato concepito mette in serio pericolo il principio di uguaglianza tra i sessi garantito dal Codice di Statuto personale adottato nel 1956. 

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