La situazione di Taranto continua a essere rovente. Fim Cisl e Uilm hanno proclamato due ore di sciopero tra le 10 e le 12, mentre la Fiom ha deciso di non partecipare a manifestazioni contro la magistratura. Lo stato di agitazione andrà avanti fino a giovedì, con pausa per ferragosto e non è escluso un presidio sulla statale Appia, come avvenuto nei giorni scorsi. Cosimo Panarelli, segretario territoriale della Fim Cisl, risponde alla Cgil: “Si è detto che il nostro sciopero è contro la magistratura. Non vogliamo contrastare l’azione e il lavoro della magistratura ma diciamo anche che non si può creare un problema sociale di enorme rilevanza con migliaia di disoccupati”. 

Il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, è invece intervenuto di nuovo sulla vicenda al programma Radio Anch’io di Radiouno: “Stiamo lavorando su diverse ipotesi ma non siamo impegnati in un conflitto con la magistratura. Vogliamo collaborare perchè credo che il Gip vada nella nostra direzione. Vogliamo evitare un decreto di urgenza. Ora devono lavorare gli ingegneri per avviare il risamento aziendale e si riposino gli avvocati. Mettiamo da parte i contenziosi e facciamo lavorare i tecnici”. Poi però Clini ha aggiunto che il governo sta lavorando all’ipotesidel ricorso alla Consulta, “nel frattempo il 17 siamo a Brindisi e spero in un colloquio almeno con il Procuratore capo perché se riusciamo a trovare un punto di equilibrio abbiamo risolto i problemi”.

Getta acqua sul fuoco il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, spiegando in una intervista a Repubblica che la soluzione per la vicenda dell’Ilva di Taranto è nelle carte scritte dai giudici: “andare allo scontro” tra politica e magistratura” è sbagliato “perché “gli atti dei giudici indicano il percorso da compiere per evitare la chiusura, ambientalizzando finalmente la fabbrica”. Poi Vendola ha bacchettato il governo che “per bocca del sottosegretario Catricalà ha attivato un conflitto con i giudici di Taranto” mentre “dal tavolo pugliese con l’Ilva e le forze sociali è partito invece un rilancio positivo del confronto con la magistratura”. Mentre Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc: “Certamente c’è un problema di fondo, chi è che decide la politica industriale del nostro paese? Il governo o il magistrato? Io ritengo debba essere il governo, intervenuto già lo scorso anno e che, qualche settimana fa, ha stanziato quasi 350 milioni per l’Ilva“. Per il centrista è “sproporzionata la decisione del giudice di Taranto. Se vogliamo fare una cortesia ai cinesi e ai tedeschi imbocchiamo questa strada ma credo sia necessario invece imboccare la strada della ragionevolezza”.

Intanto i legali dell’acciaieria hanno depositato presso il Tribunale del Riesame i due ricorsi contro i provvedimenti assunti dal gip di Taranto, Patrizia Todisco. Con il primo provvedimento il gip ha sottolineato che all’azienda non è concessa la facoltà d’uso degli impianti sequestrati per fini produttivi rivedendo le funzioni e le attribuzioni assegnate ai custodi giudiziali ponendo sul presidente dell’Ilva Bruno Ferrante la competenza di occuparsi solo delle aree non sequestrate e di gestire l’applicazione delle misure che vengono dall’Autorizzazione integrata ambientale per queste aree. Con il secondo provvedimento, il gip aveva revocato la nomina di custode giudiziale a Ferrante reinserendo al suo posto il presidente dell’Ordine dei commercialisti di Taranto Mario Tagarelli. Per quanto riguarda invece i ricorsi in Cassazione avversi agli arresti domiciliari di Emilio e Nicola Riva e dell’ex-direttore dello stabilimento siderurgico Luigi Capogrosso si attende il deposito delle motivazioni della decisione del Riesame del 7 agosto scorso.

Sono giunti al ministero della Giustizia i due provvedimenti, richiesti dal ministro Paola Severino, con i quali il gip di Taranto, Patrizia Todisco, ha ribadito il sequestro degli impianti dell’Ilva e ha revocato la nomina di Bruno Ferrante dall’incarico di curatore.  I documenti saranno ora esaminati dagli uffici tecnici, poi valutati dal Guardasigilli. Lo scopo è rilevare se nelle due ordinanze siano riscontrabili abnormità sanzionabili sotto il profilo disciplinare. 

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