Quel viso largo, il collo lungo come a protrarsi per raccogliere qualcosa, il busto rigonfio, come può essere quello di un corpo che poggia su talloni e ginocchia. A ispirare trent’anni fa il creatore di E.T., il più famoso extraterrestre della storia del cinema, fu una scena tipica della pianura padana della prima metà del Novecento. Dalla natia Vigarano Mainarda, in provincia di Ferrara, il giovane Carlo Rambaldi si incamminava spesso verso il vicino argine del Po, nei pressi di Bondeno.

Qui sedeva a contemplare il grande fiume e la sua gente. A impressionare la sua fervida immaginazione furono in particolare i corpi delle donne di ogni età che si allungavano e si ripiegavano lungo le sponde. Erano le mujer che lavavano i panni. Le immortalò con matita e acquerello.

Anni dopo, quei volti deformati dall’afa e dalla fatica quotidiana gli torneranno in mente nel momento in cui Steven Spielberg gli chiese di creare un piccolo extraterrestre in grado di “sdoganare” i timori ancestrali per l’alieno. Un piccolo extraterrestre in grado di esorcizzare le paure per far posto ai sogni. Dei piccoli e dei grandi.

“Rambaldi pensò proprio a quel dipinto per disegnare il primo schizzo di E.T.”. La testimonianza diretta arriva da Laura Rossi, operatrice artistico-culturale di Ferrara, che nel 2007 incontrò l’artista recentemente scomparso proprio a Bondeno, nei luoghi in cui il giovane Carlo creò i suoi primi disegni.

“Si trattava di un quadro picassiano che aveva dipinto in gioventù. Aveva ritratto delle donne che lavavano i panni sul greto del fiume Po. Erano magre, avevano il collo allungato, la mascella larga, e la testa a mo’ di periscopio. Quelle donne sono state le madri di E.T. L’artista ne costruì tre: uno con sessantacinque punti di movimenti, un altro con meno movimenti, un terzo solo per la luce del cuore”.

Quel quadro dovrebbe essere ancora in possesso della famiglia Rambaldi, “custode gelosa di tutte le opere del maestro”, aggiunge Laura Rossi, che ricorda anche la firma in basso a destra del disegno: “Ca.Ramba”, come amava firmarsi il mago degli effetti speciali vincitore di tre premi Oscar.

“Non so quante persone siano a conoscenza di questa origine padana – prosegue Rossi -; di certo sapere che la più importante favola del cinema moderno non solo ha paternità ferrarese, ma nacque proprio sulle rive del Po, non può che farci sentire ancora più caro e vicino il nostro Rambaldi”.

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