Ferragosto a Parma sarà digiuno di cultura. Dopo tanti anni, per la ricorrenza estiva i principali musei e palazzi statali della città rimarranno chiusi a turisti e visitatori. Il motivo? La mancanza di risorse e di personale in organico, che per quest’anno ha già superato il numero massimo di giorni di lavoro festivo consentito dalla legge, e che quindi non potrà prestare la propria disponibilità per l’ulteriore festività del 15 agosto.

A comunicare la novità è stato un avviso sul sito della Soprintendenza per i Beni storici artistici ed etnoantropologici di Parma e Piacenza. “Ci dispiace per i disagi che potremo a causare ai visitatori – si legge nella homepage – ma la chiusura ci viene imposta dalla grave carenza di personale in organico, che ha già superato il limite dei festivi straordinari imposti dalle normative vigenti, oltre il quale la nostra amministrazione potrebbe incorrere in gravi sanzioni di legge”.

Così Teatro Farnese, Galleria Nazionale, Camera di San Paolo e Antica Spezieria di San Giovanni Evangelista, gioielli artistici e storici della città, rimanderanno le visite dei turisti al 16 agosto. E lo stesso farà anche il Museo archeologico, che nell’estate 2011 era compreso nel circuito delle aree e dei musei tenuti aperti appositamente il 15 agosto dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, come avvenuto anche gli scorsi anni. “L’anno scorso, come in passato, erano arrivati dal Ministero fondi speciali per l’apertura di Ferragosto – spiega il direttore Maria Bernabò Brea – ma quest’anno l’iniziativa non si è ripetuta e quindi, come previsto per i musei, rispetteremo una delle rare chiusure annuali”. Del resto, non è possibile chiedere ulteriori sforzi al personale, che già fa i salti mortali per garantire l’ordinaria apertura feriale e festiva del Museo della Pilotta. I custodi sono solo 8, a cui si aggiungono 5 funzionari e 2 geometri che devono dividersi tra il Museo, la Pilotta e la tutela dei beni del territorio di Reggio e Piacenza. “Grazie alla disponibilità dei lavoratori, alla flessibilità degli orari che abbiamo introdotto e all’organizzazione che siamo riusciti a mettere in piedi negli ultimi anni, siamo riusciti a migliorare le condizioni e offrire il migliore servizio possibile – continua Bernabò Brea – ma è chiaro che una malattia o un imprevisto possono metterci in ginocchio”.

La grave carenza di personale nelle istituzioni artistiche e culturali è al centro della denuncia che a inizio giugno, nella giornata di mobilitazione nazionale dei lavoratori dei beni culturali, i sindacati avevano presentato in un’assemblea al Museo Archeologico di Parma, e che oggi si rinnova di fronte alla minaccia dei tagli della spending review. “Ci sono lavoratori che devono ancora percepire le retribuzioni relative alle turnazioni di novembre e dicembre – aggiunge Donato Colelli, di Fp Cgil Parma – lavorano con abnegazione, dando un enorme contributo al territorio con il loro servizio, ma lo fanno sulla fiducia, perché le condizioni sono al limite e non ci sono certezze per il futuro”.

Nei quattro siti della Soprintendenza dei Beni storici, ubicati in diverse zone del centro di Parma, ci sono 30 addetti alla vigilanza, e basterebbe un esiguo implemento per dare respiro alla sopravvivenza di monumenti che sono al centro dell’attrazione turistica in città. “Abbiamo constatato che le iniziative e i progetti speciali ripagano gli sforzi dei lavoratori – continua Colelli – ma quest’anno i dipendenti hanno oltrepassato la soglia del 50 per cento di giornate lavorative, ed oltre non è possibile andare”. Il personale in più potrebbe fare la differenza, perché in questo modo si riuscirebbero a prolungare gli orari di visita o ad incrementare le aperture straordinarie, che di solito hanno sempre un ottimo riscontro di pubblico. Basti pensare che a Capodanno 2012 il Teatro Farnese, aperto per l’occasione, è stato uno dei monumenti più visitati del nord Italia. “Ma i progetti di successo non si possono fare a spese dei lavoratori – conclude il sindacato – La paura è che in futuro i tagli previsti dal Governo aggravino ancora di più la situazione, invece di migliorarla”.

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