”Vicenda chiusa”. Angelino Alfano, al termine dell’incontro con Mario Monti, certifica ciò che Silvio Berlusconi aveva già deciso ieri: mettere la parola fine alla querelle apertasi per l’intervista del premier al Wall Street Journal in cui il professore sosteneva che con il governo precedente lo spread sarebbe volato a 1200. Con buona pace dei falchi che spingevano per una posizione decisamente più dura verso il professore (e con grande delusione di Roberto Maroni che su Facebook si dice deluso “da Angelino” e dall’ennesimo “perdono del Pdl” a Monti). Dal partito del Cavaliere parte comunque ancora qualche bordata all’indirizzo del presidente del Consiglio, ma è il segretario del partito a zittire le polemiche, ottenendo in cambio gli elogi del governo per la proposta di abbattimento del debito presentata dallo stesso ex-Guardasigilli.

In mattinata la contraerei pidiellina non si era ancora fermata. Maurizio Sacconi, dalle pagine del Messaggero, ribadiva il sospetto di quanti vedevano nelle parole di Monti la prova della volontà di andare al voto anticipato. Persino un moderato come Gaetano Quagliariello lamentavano una “conoscenza sommaria” delle regole democratiche da parte di un premier che “spara” sulla maggioranza che lo sostiene. Ma già nel vertice di ieri sera a palazzo Grazioli era chiara la linea che il Cavaliere avrebbe imposto. “Berlusconi è apparso incerto, ma è stato il primo a difendere Monti”, spiegava uno degli invitati a palazzo Grazioli. “E’ evidente che non romperemo perchè il Cavaliere non vuole, soprattutto ora, ma non possiamo neanche chinare la testa mentre siamo insultati”, sosteneva un altro, preannunciando quelle stilettate poi puntualmente arrivate. Ma al di là di qualche dichiarazione è apparso chiaro fin dal mattino che la questione sarebbe stata archiviata. Anche e soprattutto per evitare il rischio di elezioni anticipate decisamente invise a Berlusconi in questo momento. Certo nel faccia a faccia con Monti, il segretario ha sicuramente chiesto al professore di evitare nuove “fraintendimenti”, pena l’ulteriore indebolimento di una partito chiave della sua maggioranza. Ma non si è andati oltre. “Noi siamo gente positiva che pensa agli interessi del Paese. Ieri il presidente Monti ha chiamato il presidente Berlusconi per manifestare il proprio rammarico e il proprio dispiacere. I giornali hanno parlato di scuse e per noi si è chiusa la vicenda”, ha tagliato corto Alfano, lasciando a bocca asciutta i ‘falchì pidiellini che speravano almeno in qualche rimbrotto al Professore. Come ‘contropartita’, il Pdl incassa un comunicato di palazzo Chigi in cui Monti dice di “apprezzare” la proposta di Alfano sull’abbattimento del debito e propone di “collaborare” in futuro per trovare le migliori soluzioni a questo scopo. L’ipotesi e i sospetti sul voto anticipato lasciano così spazio al dibattito su cosa fare a settembre. Tanto che Monti, rincuorato dalla ricucitura con il Pdl e – come ha riferito Pier Ferdinando Casini – “serenissimo” sulla tenuta della maggioranza, ha in mente di presentare un programma delle cose da fare da qui alla fine della legislatura a margine del prossimo Cdm. Un modo per far che l’orizzonte a cui guarda è quello della prossima primavera.

“Abbiamo parlato di come concretizzare da settembre un piano per l’abbattimento del debito pubblico esaminando le proposte sul tappeto”, ha detto non a caso Pier Ferdinando Casini, senza rinunciare a una stilettata nei confronti del Pdl visto che bisogna lavorare “su cifre realistiche, non sul libro dei sogni”. Non solo: “A settembre-ottobre – ha detto sempre il leader Udc – ci sarà la fase due della spending review e Monti ha in mente un piano molto articolato di interventi da fare”. E per far capire quale sia l’orizzonte temporale dell’Esecutivo, ha aggiunto; “Abbiamo parlato dell’agenda per settembre, ottobre, novembre e dicembre. Dopo si avvicinano le elezioni…”

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