Dopo le “gaffes” e le conseguenti reazioni di politica interna ed estera, il governo Monti fa i conti con l’andamento dell’economia reale europea. A partire da quella tedesca, che nella paralisi politica dell’Eurozona, fatica a sempre più vendere i suoi prodotti all’estero. A giugno, infatti, la Germania che vende in Europa il 60% dei suoi prodotti ha registrato un calo delle esportazioni industriali dell’1,5% rispetto  a maggio. In particolare secondo i conteggi dall’Uffico statistico nazionale, le aziende tedesche hanno subito un calo delle vendite per il rallentamento delle condizioni economiche globali e la crisi del debito dell’euro. 

Ancora più allarmante la situazione della Francia di Hollande, candidato naturale, dopo Spagna e Italia, al prossimo giro di speculazione. La Banque de France, infatti,  prevede un calo del pil nazionale dello 0,1% nel terzo trimestre, un dato che porterebbe il Paese in recessione tecnica. Lo afferma lo stesso istituto centrale transalpino in una prima stima pubblicata nel bollettino mensile di congiuntura. Già ai primi di luglio, la Banque de France aveva confermato un calo del Pil sempre dello 0,1% nel secondo trimestre. Se le stime fossero confermate si tratterebbe della prima recessione dalla primavera del 2009. Nel primo trimestre del 2012 l’economia d’Oltralpe ha registrato una crescita nulla. Il governo ha già abbassato le proprie previsioni ai primi di luglio, puntando su una crescita dello 0,3% nel 2012 e dell’1,2% circa nel 2013, contro le precedenti stime di +0,4% e +1,7 per cento.  Il deficit commerciale in Francia e’ leggermente cresciuto a giugno a 5,99 miliardi di euro, rispetto ai 5,47 miliardi di maggio Le esportazioni si sono attestate a 36,54 miliardi, in calo dell’1,8% dai 37,24 miliardi del mese precedente, a causa della sostanziale assenza di contratti ferroviari e navali e del calo delle vendite di auto e prodotto aeronautici. Le importazioni sono state pari a 42,53 mld, rispetto ai 42,71 miliardi di maggio. Nei primi sei mesi dell’anno il deficit francese e’ sceso a 34,95 miliardi, dai 38,25 dello stesso periodo del 2011.

Sempre più in bilico, poi, i sorvegliati speciali. Come la Spagna  guardata a vista tanto dai partner europei quanto dalle agenzie di rating. Per esempio da Standard and Poor’s, che è pronta a tagliare il giudizio sul merito di credito di quattro banche iberiche  (Banco Populare, Bankia , Banco Financiero e Ibercaja) e, quindi, è in attesa dei dettagli del salvataggio del settore da parte dell’Ue, dei successivi effetti sulle attività degli istituti e, a catena, sul Paese e sull’eurozona. Le banche in cambio dei fondi dovranno infatti realizzare profonde ristrutturazioni. E intanto le schegge impazzite della speculazione hanno la meglio sui mercati, sostenute dalle voci che danno Madrid come intenzionata a presentare una domanda all’Eurogruppo per un aiuto d’urgenza. E non basta a rassicurare il fatto che la Commissione Ue abbia precisato che non ci sono richieste.

Ma anche l‘Italia continua a far parlare di sé. Dopo aver pubblicato le interviste a Monti che lunedì e martedì hanno scatenato un polverone in Germania e in Italia, la stampa straniera si focalizza sul patrimonio del Paese che sta per finire ai saldi con il Wall Street Journal che invita a tentare il colpo gli investitori che sognano di possedere un palazzo italiano, un castello o un altro immobile storico. L’Economist, invece, si occupa dello scontro in atto tra i poteri finanziari chiedendosi chi sta salvando chi nell’ambito del passaggio di Fondiaria Sai dai Ligresti a Unipol e analizzando nel dettaglio il ruolo di Mediobanca e quello della Consob e le incognite che ancora ci sono sulla fusione.

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