Non credo che sia difficile intervistare il segretario del Pdl su Casini (la bella di Siviglia tutti la vogliono nessuno la piglia), con la fame di apparire che i politici hanno. Oppure l’intervista di Monti al settimanale tedesco Spiegel uscita il giorno prima, riportata dai giornali italiani il giorno dopo e ribattuta dai tg della sera. Anche il presidente Monti non mi pare uno che disdegni andare in tv. Per non parlare del così detto “pastone politico”, il più delle volte un collage tratto da Repubblica e Corriere con frasi ricopiate per intero. All’epoca di Rossella prima e di Minzolini poi almeno le notizie rosa erano quasi sempre in esclusiva, oggi si prendono direttamente dal settimanale Chi: si fa vedere la copertina e qualche foto interna e la marchetta è fatta.
Poi vi è il rovescio della medaglia: le notizie che non si devono dare. La trattativa tra Stato e mafia, ad esempio, con le intercettazioni che hanno coinvolto il presidente della Repubblica, non sarebbe argomento per uno speciale del Tg? Il telespettatore ha il diritto di sapere o no? Il giornalista alla Battista (un colpo al cerchio e uno alla botte), che va molto di moda, avrebbe trovato tutto su due giornali (a favore della Procura di Palermo, il Fatto Quotidiano, a favore del Colle, la Repubblica), non avrebbe dovuto neanche alzare le chiappe dalla poltrona, in perfetta continuità con i tempi. Chi tocca muore. In questi giorni è apparsa sul Fatto un’intervista molto interessante di Malcom Pagani all’ex capo della Protezione civile Bertolaso, accusato di far parte della “cricca” (quella che ha approfittato delle disgrazie del Paese), in cui dichiara di essere stato intercettato al telefono con Napolitano e che è stato il suo unico punto di riferimento. Chissà perché i Tg non l’hanno ripresa?