“Un personaggio politico che mi appassiona?” Francesco Guccini, dall’alto dei suoi quasi due metri saluta una bimba che con un ciao stampato in un meraviglioso sorriso gli viene incontro. Poi risponde alla domanda. “Berlusconi! Dirà che cancellerà l’Imu, Equitalia e tutte le tasse e vincerà a mani piene. Perché gli italiani sono fatti così. Allora io mi dimetto da italiano e buonanotte”. Del resto non si vedono molte altre speranze nella politica italiana. Il suo commento sul governo dei tecnici non lascia spazio a dubbi: “Oh mio Dio”.

Già da tempo il cantautore di Pavana si è intanto dimesso da star, ritirandosi nel suo appennino a fare ciò che più gli piace: leggere e scrivere. Libri soprattutto. Le canzoni? “Oggi faccio più fatica. Ci penso un po’, poi freno. Certe cose mi sembra di averle già cantate. Però qualche brano nuovo c’è”. Di sicuro Guccini ha le idee chiare su dove lo registrerà. “I miei amici Ligabue e Zucchero sono sempre alla ricerca di grandi tecnici in giro per il mondo. Il mixaggio lo fanno a Londra, poi vanno in California. Io – scherza l’autore di Dio è morto – il prossimo disco lo registro a Pavana”.

Centinaia di persone sono accorse ieri sera a Castelluccio di Porretta Terme, dove Guccini, a pochi chilometri da casa sua, parla della sua lunga carriera. Nonostante il vento freddo il pubblico lo ascolta attento e divertito. Gli inizi della sua carriera musicale partono tra Modena e la residenza dei nonni a Pavana. “Da ragazzini vedemmo un film al cinema Olimpia di Modena. La pellicola raccontava la storia di un complesso che vinceva un premio: suonare un’estate intera in mezzo alle scout girl. Da lì – prosegue Guccini – pensammo che anche noi ci avremmo potuto provare. Il più ricco avrebbe suonato la batteria, perché poteva permettersela. A me rimase la chitarra”.

Qui il racconto si fa più malinconico. “Tornato in montagna comprai una chitarra da un falegname al mercato di Porretta, con cinque mila lire regalatemi dalla nonna. La notte nel mulino imparai i primi accordi. Poi vendetti quella chitarra per motivi economici. Anni dopo l’ho cercata, ma non l’ho più ritrovata”.

Da piccolo Guccini voleva fare lo scrittore e basta. Una prova che la narrativa sia la sua vera vocazione deriverebbe dal fatto che il suo primo libro, Croniche epafaniche del 1989, ha venduto molto più del suo primo disco. “Per far lo scrittore iniziai anche a fare il cronista per la Gazzetta di Modena”. Precario e pagato 20 mila lire al mese. Poi sono arrivate le canzoni di Jacques Brel e la parabola di vita del giovane Francesco prende una direzione diversa. Fulminato dalle canzoni di Bob Dylan sono arrivate Auschwitz e Dio è morto e per Guccini la narrativa dovrà aspettare fino al 1989.

Eppure, ammette l’artista, “ho sempre fatto molta fatica a scrivere con la penna”. Per questo dal 1981 ho iniziato ascrivere con il computer. Dopo pochi anni diventa fan del Mac, che però da subito presenta un problema: “Se manca la corrente elettrica perdi tutto: le mie tre migliori pagine si sono perse così”, scherza il cantautore. Che poi rassicura: “Le canzoni le scrivo ancora su un foglio con la matita”.

Intervallato dalle canzoni di Andrea Appino, chitarrista e cantante degli Zen Circus, il sottotenente Guccini Francesco ricorda anche quando, durante il suo servizio militare, suonò in divisa L’antisociale, in un circolo ufficiali. Davanti c’erano generali e colonnelli allibiti.

Poi, mentre si allontana per tornare nella sua Pavana il cantautore al nostro giornale lascia un pensiero per i terremotati: “Gli emiliani hanno il carattere giusto. Ce la faranno”.

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