Ha atteso per sette anni la sentenza definitiva sui bond argentini che una banca gli aveva rifilato senza avere la sua firma, ma pochi giorni prima del verdetto è deceduto per un malore.

E’ quello che è successo a Vito, un muratore 77enne, residente nel bolognese. I bond erano entrati di nascosto nel portafoglio di Vito nel 1998. L’istituto di credito gli aveva fatto acquistare 100mila marchi (equivalenti a 51mila euro) in titoli argentini. Ma sull’ordine di acquisto, come hanno raccontato i suoi avvocati era stata falsificata la sua firma. Anche se per i giudici non era questo, ammesso fosse vero, l’aspetto decisivo. Il collegio ha dato ragione al pensionato, assistito dagli avvocati Michele Facci e Maria Teresa Camboa, perché a mancare era il contratto quadro: l’accordo fra banca e cliente che prevede i successivi singoli ordini di acquisto. Nel caso del muratore 77enne, la banca non è stata in grado di produrlo in giudizio e quindi tutti gli altri accordi si sono rivelati nulli.

“Se avesse saputo che c’era il minimo rischio – ha spiegato la figlia – non li avrebbe mai comprati. Aveva un grande rispetto per la banca. Proprio per questo l’idea di essere stato depredato dalla sua banca gli sembrava inconcepibile”.

La battaglia legale era iniziata nel marzo 2005, quando era partita la prima lettera di messa in mora alla banca dove si chiedeva il risarcimento per quei bond mai voluti. In quel momento, i titoli erano carta straccia, svalutati del 70%. L’ultima udienza, infine, è stata a maggio con il presentimento per il 77enne di aver perso la causa. Un pessimismo rivelatosi infondato perché il 3 luglio è arrivata la sentenza del collegio della seconda Sezione civile che gli ha dato ragione tanto che l’istituto gli dovrà restituire i 51mila euro investiti nei titoli spazzatura. Peccato che il muratore, morto per un malore il 17 giugno scorso, non lo saprà mai. 

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