Cambio al vertice di Finlombarda, la cassaforte di Regione Lombardia. Comunione e Liberazione serra le fila in vista dell’operazione del secolo, ma la società mostra i segni degli scontri di potere al vertice tra ombre su finanziamenti a consiglieri con ruoli esecutivi nei cda regionali, consulenze e incarichi d’oro ad amici e parenti in quota Cl.

Succede in Finlombarda, il braccio finanziario di Regione Lombardia al centro del sistema di potere che Formigoni ha costruito in quasi vent’anni di governo e che oggi va sgretolandosi in un clima da basso impero tra inchieste, scandali e lotte per scampoli di poltrone. Ai piani alti di questa sorta di Iri regionale, di ufficiale pagatore che muove ogni anno quattro miliardi di finanziamenti alle imprese, si è appena registrato uno smottamento con le dimissioni a sorpresa del presidente del consiglio di gestione Marco Nicolai,  fedelissimo in quota Pdl-Cl dimissionario a un anno appena dalla nomina, in aperta contrapposizione al direttore generale in quota Lega, Giorgio Papa. Oggi il cda ha nominato al suo posto il vicesegretario generale della giunta di Regione Lombardia Antonello Turturiello, uomo forte dell’assessore al Bilancio Romano Colozzi e sostenuto dal segretario del presidente Formigoni Nicola Maria Sanese. In pratica un arrocco per rafforzare la componente ciellina in vista dello scontro.

La nomina, infatti, è delicatissima soprattutto in vista della madre di tutte le operazioni di finanza regionale in corso, la megafusione di Finlombarda con Cestec, l’ente di servizi alle piccole e medie imprese che Formigoni vorrebbe mandare in porto entro settembre. L’incorporazione realizzerà la più grande finanziaria d’Italia, chi ne avrà il controllo avrà una leva di potere sul territorio senza precedenti proprio alla vigilia della campagna elettorale per il rinnovo del governo regionale. Lo scontro, ovviamente, è per il comando con la Lega che sogna ulteriori fusioni anche fuori regione per una grande finanziaria del Nord e la componente ciellina che invece intende investire sul territorio il potenziale della superholding.

La lotta tra Cl e Lega che provoca scricchiolii ai piani alti del bancomat lombardo interesserebbe pochi se non facesse il paio con scosse lungo i piani intermedi che invece ricadono su molti. A partire dai dipendenti dell’ente che hanno tentato di far saltare il tappo segnalando gli affari sospetti in via Belgioioso con fax ai giornali, al segretario della presidenza di Regione Lombardia, il ciellino Nicola Maria Sanese, e al componente del collegio di sorveglianza nominato dalla minoranza Luca Corvi che a sua volta le ha inoltrate direttamente a Formigoni in qualità di presidente del collegio. Ma non hanno avuto seguito. Il pezzo forte riguarda la pratica di autofinanziamento a favore di imprese i cui titolari siedono ai vertici delle controllate regionali. Fondi gestiti da Finlombarda in parte pubblici e soprattutto limitati: per un’impresa che li ottiene ce n’è un’altra che resta a secco. 

I fondi sono quelli della linea di finanziamento “CreditAdesso” aperta a gennaio con una dote degna di uno Stato: sul tavolo ci sono 500 milioni di euro, 200 ottenuti dalla Banca europea degli investimenti e 300 tramite convenzione con 15 istituti creditizi lombardi. Dal 9 gennaio eroga prestiti agevolati a tassi ridotti per importi da 50 a 500mila euro senza garanzie, basta esibire ordinativi e contratti da 100mila euro in su, mettere una firma  e il gioco è fatto. Benzina per lo scarburato motore lombardo, una manna dal cielo per le piccole e medie imprese a caccia di liquidità. E non solo per loro, e qui sta il punto. Tra i primi a beneficiare di quei fondi ci sono anche due membri dei consigli di amministrazione di società che fanno capo a Regione Lombardia e Finlombarda. 

Le pratiche sono state effettivamente concesse una dietro l’altra. Il 2 maggio Finlombarda assegna un finanziamento da 500mila euro a Edilfond Spa, impresa chimica della Lomellina nata nel 1984 specializzata in servizi per l’industria fusoria. Il titolare è Paolo Maria Galassi e il caso vuole che sia anche membro del cda di Finlombarda Sgr, una costola della società che si occupa gestione di risparmio. Ulteriori verifiche mostrano che la prima ha anche ricevuto contributi attraverso il finanziamento diretto di Regione Lombardia, 20mila euro tra il 2010 e il 2011. Il secondo è un finanziamento di 380mila euro a favore di Microcinema Spa, primo circuito italiano di distribuzione di film e contenuti digitali, partecipata da Finlombarda Spa, e il cui presidente Luca Galli è anche amministratore delegato di Finlombarda Sgr. In questo caso non un favore ma una partita di giro. 

Per la Regione, che conferma quei prestiti, è tutto regolare. Il braccio destro di Formigoni Paolo Alli ricorda che la società non risponde ai vincoli del Testo unico bancario che all’articolo 136 inibisce il conflitto di interessi: “Tanto più che dalle verifiche fatte non risultano irregolarità negli affidamenti tali da inibirne la concessione. Chi ha fatto questi accertamenti poi se ne assumerà la responsabilità ma formalmente non sono stati rilevati conflitti di interesse. Se poi qualcuno vuole ragionare di opportunità è un’altra cosa”. Ma forse varrebbe la pena visto che il codice etico di Finlombarda, sottoscritto dai consiglieri, impone espressamente agli amministratori che hanno interesse in una determinata operazione della società a darne prontamente notizia al cda e al collegio sindacale precisandone natura, termini e portata ai sensi dell’art. 2391 del codice civile.

Risposte che non convincono il capo delegazione del Pd Enrico Brambilla: “Formalmente Finlombarda è soggetta alla vigilanza della Banca d’Italia come tutte le società che svolgono attività di intermediazione e il conflitto di interesse non è affatto escluso. Ma in Finlomarda e nelle controllate l’opacità è la regola, a partire dal fatto che non è dato conoscere lo stato patrimoniale e le partecipazioni di chi siede nei consigli”. Brambilla ha anche fatto un’interrogazione la scorsa settimana per chiedere lumi sui criteri di assegnazione di un altro bando (Ergon) che ha distribuito 20 milioni di euro alle reti di impresa. “Da una rapida lettura dei beneficiari appare un chiaro orientamento a premiare imprese vicine a Cl”.

A fronte di tutto questo un sistema di compensazione in Finlombarda avrebbe premiato chi istruiva le pratiche, anche quelle in odor di conflitto di interesse: carriere fulminanti, consulenze e compensi da capogiro. Questa sarebbe stata la contropartita, ad esempio, per il capo dell’ufficio istruttorie Fabio Castaldo entrato a far parte di Finlombarda con un contratto a progetto nel 2007, oggi percepisce 103.488 l’anno. In pratica quattro volte tanto. Così come un altro dirigente, Elena di Salvia, assunta nel 2003 con uno stipendio da 27mila euro oggi è responsabile della parte legale con un compenso da 150mila euro l’anno.

Sempre all’ombra della società in house si sono registrate una serie di assunzioni che rispondono a logiche di potere o parentela, come l’incarico di manager per Francesco Cannatelli, figlio del direttore dell’Ospedale Niguarda Pasquale, ciellino di ferro indagato a gennaio con l’accusa di aver favorito un’azienda nell’assegnazione di un appalto delle pulizie da 11 milioni di euro in cambio di uno sconto da 120 mila euro sull’acquisto della casa dei figli. “Quando sono arrivato non avevo idea che si trattasse del figlio di un esponente di rilievo della sanità milanese, ma lavora bene”, spiega il direttore generale Papa che ha assunto l’incarico un anno fa a cose fatte. E ancora Sebastiano Provenzano, figlio dell’ex governatore della Sicilia Giuseppe Provenzano e responsabile dell’ufficio credito. La responsabile della compliance si chiama Margherita Brindisi ed è la moglie di Oscar Giannino, amico e consulente del presidente della Regione e di Finlombarda. Un parterre di raccomandati doc che fa dire al capogruppo dell’Idv Stefano Zamponi che “nel sistema di potere del centrodestra che si sta finalmente sgretolando rientra a pieno titolo Finlombarda, dove stanno emergendo in modo sempre più evidente intrecci affaristici ed episodi di scarsa trasparenza”.

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