C’era bisogno di una guida che ci introducesse alla novità di birrifici e birre italiane? Forse sì, se guardando il nuovo volume dello Slow Food scopriamo che nel nostro Paese abbiamo superato gli oltre 400 produttori di birra artigianale. La “Guida alle birre d’Italia 2013” si affianca alle decine di pubblicazioni, cartacee ed online, dedicate a trattorie o ristoranti, nonché alle varie guide per i vini. Ma la sua presenza non ci stupisce, perché il mondo di questa meravigliosa bevanda, fresca, dissetante e così estiva non è più fatto solo di camionisti o muratori ma si è generalizzato; non vive più della contrapposizione (forzata) con il vino, considerato da alcuni più elitario. E soprattutto ha definitivamente sfondato nei gusti dei giovani. Così con la consueta precisione e professionalità Slowfood arriva a recensire 227 birrifici e descrivere dopo averle provate (beati loro) 1.191 birre. Un fiume di schiuma in cui sono state premiate 144 birre per un settore che non sembra conoscere crisi.

Al comando di questo fronte alcolico ci sono due regioni come la Lombardia e il Piemonteper cui la guida individua rispettivamente 39 e 38 birrifici, ma soprattutto con il più alto numero di riconoscimenti: 14 birre segnalate a testa. In tutto sono 16 i birrifici italiani che hanno ottenuto la prestigiosa chiocciolina. Eccoli: Il Chiostro (Sa), Torrechiara (Pr), Foglie d’erba (Ud), Birra del borgo (Ri), Birrificio Italiano (Co), Lambrate (Mi), Birra del carrobiolo (Monza), Baladin (Cn), Montegioco (Al), Loverbeer (To), Beba (To), Troll (Cn), Pausa caffè (Cn), Barley (Ca), Horo (Or).

Un occhio di riguardo è riservato a quelle birre fatte con i prodotti già indicati presidi Slow food, come il birrificio pugliese “La Cotta” che produce una birra per le saline di Cervia impiegando il noto sale. Ma tra le curiosità troviamo anche bevande dal retrogusto molto particolare come la birra alla mela rossa, la Ladeisi, prodotta dal birrificio apuano “le Fate”. E non è l’unico esempio di birre capaci di superare il tradizionale gusto dato dal connubio di malto e orzo: è un trionfo di castagne, di aromi fruttati o al cacao e persino di cardi. Perché nei birrifici agricoli c’è il tempo per sperimentare e per inseguire la birra perfetta. È il caso del birrificio torinese “La Piazza” che produce una chocolate stout chiamata Turner, ottenuta aggiungendo al momento opportuno fave di cacao che forniscono a questa birra un aroma inconfondibile per i veri golosi.

di Massimiliano Carbonaro

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