In una lettera alla Commissione di Giustizia del Senato americano, Kent Walker, consigliere generale di Google ha dichiarato: “Apple deve permetterci di copiare dai suoi brevetti”. Nella guerra giudiziaria a colpi di sentenze che sta coinvolgendo Apple su più fronti, a volte nei panni dell’accusa, altre in quelli della difesa, la posizione di Walker è sicuramente una voce fuori dal coro che ha spiazzato i dirigenti dell’azienda di Cupertino. Secondo Walker alcuni brevetti depositati da Apple sarebbero ormai diventati standard che dovrebbero essere riconosciuti come tali al posto di impedirne l’utilizzo.

“La collaborazione – scrive nella sua lettera di cui alcuni stralci sono stati pubblicati sul sito AllThingsD – gioca un ruolo importante nel sistema che definisce gli standard ed è particolarmente importante in alcuni settori come quello delle telecomunicazioni. Molti dei benefici di interoperabilità promossi dalle Standards Setting Organizations si applicano anche quando un’azienda pubblica alcune informazioni su uno standard, in modo che le altre aziende possano decidere in piena autonomia (per scelta o per necessità) di fare investimenti utilizzandolo nei loro prodotti. Gli standard proprietari o de facto possono portare benefici significativi per tutti i consumatori”. Il punto di stallo si sarebbe creato a partire dall’approvazione da parte del Senato statunitense del nuovo disegno di legge “America Invents Act”, nel mese di settembre dello scorso anno. Nel documento che regola la concessione dei brevetti negli Stati Uniti è stata introdotta infatti una clausola essenziale che permette il riconoscimento del brevetto per chi lo deposita per primo, e non per chi l’ha realmente inventato prima degli altri.

Una possibilità ghiotta per numerose aziende che ne hanno subito approfittato: è questo il caso di Apple che ha depositato in questi mesi un numero quasi incredibile di domande per il riconoscimento di brevetti. Al centro delle richieste di Google ci sarebbero in modo particolare il sistema multi-touch e lo slide-to-unlock, tecnologie ormai largamente impiegate al punto di poter essere considerate degli standard nel settore della telefonia. Anzi: secondo Google il non-utilizzo di queste tecnologie comprometterebbe il libero mercato e la concorrenza tra le varie case di produzione. Ovviamente di parere contrastante è l’azienda fondata dallo scomparso Steve Jobs che ha risposto a distanza alle affermazioni di Kent Walker con un’altra lettera.

L’avvocato della Apple Bruce Sewell ha sottolineato che “se una tecnologia proprietaria diventa molto popolare, questo non la trasforma automaticamente in uno ‘standard’ soggetto ai vincoli giuridici di un vero standard”. Al centro del dibattimento ci sono proprio i brevetti che riguardano in modo particolare l’iPhone e il mercato degli smartphone: “Le funzionalità di un iPhone – continua Sewell – sono categoricamente differenti da un cellulare convenzionale e sono il risultato delle abilità di Apple di portare nel settore mobile la sua proverbiale tradizione innovativa che ha avuto nel settore pc”. Apple, ha proseguito, “ha speso miliardi di dollari in ricerca e sviluppo per creare l’iPhone, e sviluppatori terzi hanno speso a loro volta miliardi di dollari per realizzare delle applicazioni che girassero su di esso”. E il prezzo di un iPhone “riflette anche il valore di tutte queste tecnologie non-standard, così come l’aspetto estetico riflette innumerevoli studi da parte dell’azienda che si sono distaccati completamente dagli standard presenti sul mercato”. Secondo i dirigenti dell’azienda di Cupertino, uno standard adottato dal mercato non fa sì che lo diventi anche un qualcosa che è stato scelto e amato dai consumatori dopo anni di ricerca e investimenti.

Sull’argomento era intervenuto durante la Conference D10 anche Tim Cook, Ceo dell’azienda dopo la scomparsa di Steve Jobs: “Dal nostro punto di vista è importante che Apple non diventi lo sviluppatore di tutti. Noi ci mettiamo tutta la nostra energia e la nostra cura dei dettagli e abbiamo qualcun’altro che ci mette il suo nome sopra? La cosa peggiore al mondo che può capitare è che tu sia un ingegnere che ha speso tutta la sua vita su qualcosa e un giorno qualcuno te la strappa di mano e ci mette sopra il suo nome”. Da una parte Google vuole sottolineare come sia impossibile essere competitivi sul mercato senza utilizzare una parte dei brevetti depositati da Apple, una mezza ammissione di colpa per aver copiato dall’azienda di Cupertino con la giustificazione che non poteva essere fatto altrimenti. Dall’altra parte invece, Apple pretende di avere l’esclusiva su queste tecnologie giustificando la sua posizione con gli investimenti plurimiliardari che hanno portato alla realizzazione di questi prodotti. La parola passa ora alla Commissione di Giustizia del Senato che potrebbe creare un precedente storico, pronto a rivoluzionare la definizione di “brevetto” a livello mondiale.

Articolo Precedente

Skype: “Nessuna intercettazione sulle chiamate”. Ma i server conservano i dati

next
Articolo Successivo

Copyright, la ricondivisione online non è reato. ‘Salvi’ Google e Facebook

next