C’è questa isola del Pacifico che nessun tour operator propone in catalogo e non perché non ha voglia di suggerire mete alternative “tanto ormai c’è Internet, prenotano tutti da soli”. E’ che non so, volete belle ragazze che vi accolgono con collane di fiori? Lì non ci sono. Volete mojito dissetanti e palme sempiterne? Niente. Sognate lembi di spiaggia bianca dove stendervi beatamente al sole? Nada. La Pacific Trash Vortex ha una superficie stimata che va dai settecentomila fino a più di dieci milioni di km quadrati ed è fatta interamente di immondizia (quasi esclusivamente plastica). In questo ammasso di rifiuti galleggiante (che, tra l’altro, non è l’unico: ce ne sono altri simili), la plastica, non essendo biodegradabile, si disintegra in pezzettini sempre più piccoli e produce gravi danni per ecosistema e ambiente. Brutta storia. Bisognerebbe immaginarsela questa isola, quando ci piglia il “raptus pianeticida” e siamo tentati dal lasciare rifiuti e plastica in luoghi disadatti al loro corretto riciclo. D’estate, ancora di più, tutti rischiamo di diventare un gran visir del trash e di dimenticarci che la plastica, riciclata correttamente, può diventare moltissime cose utili. Se le diamo una nuova chance, lei può farci sedere, vestirci, contenere i nostri fiori, farci giocare, aiutarci a costruire case, farsi arte e un mucchio di altre cose. E, oltretutto, riciclandola nel modo giusto la rendiamo felice.

Lo vogliamo un finale migliore? Questa campagna sociale inglese, che profuma di “Coffee and Tv” (Blur – 1999), arriva a personificare la plastica, rendendola capace di una storia d’amore, in salsa british humour. If we’d like to see an happier ending, per noi, per il nostro straordinario pianeta e anche per le bottiglie di plastica innamorate, qualcosa che possiamo fare c’è: la raccolta differenziata, nel modo giusto.

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