“Solo un quarto dei finlandesi vuole uscire dall’euro, due terzi della popolazione sono invece a favore di un’Europa più forte”. Smussa gli spigoli il premier finlandese Jyrki  Katainen dopo aver incontrato Mario Monti al quale ricorda però il rigore di quando il primo ministro italiano guidava l’Antitrust Ue . Rigore che dovrebbe rendergli più comprensibile la fiducia dei finlandesi nelle regole e, quindi, la loro percezione degli effetti della crisi come una grande ingiustizia dove le regole non sono uguali per tutti. “Monti mi ha spiegato il sentimento italiano e mi ha insegnato molto. La situazione è molto grave e non ci possiamo permettere anche le incomprensioni. Tutti i Paesi devono fare tutto quello che è possibile e trovare delle  misure di riconciliazione sui mercati – ha aggiunto – Una volta che un paese inizia a effettuare riforme strutturali, è necessaria una valutazione di tali misure e che queste abbiano un impatto sui suoi tassi di interesse. Un impatto grande o piccolo, ma che ci deve essere. L’economia di mercato deve funzionare in modo efficace, le stime dei mercati devono essere giuste e in funzione delle riforme effettuate”. Ottimismo, poi, sulla situazione italiana.  “Non credo che l’Italia abbia bisogno di alcun aiuto europeo in questo momento, tutti dobbiamo lavorare per arrivare a una soluzione europea efficiente e giusta che permetta di arginare il panico e questa paura dei mercati”, ha infatti dichiarato Katainen.  Del resto secondo Monti  se ci fosse “una migliore governance per la stabilità del mercato del debito” così come deciso al Vertice Ue di giugno, “allora l’Italia sarà aiutata de facto”.  Il premier italiano, per il quale i capi di stato devono guidare l’opinione pubblica in una situazione senza precedenti come l’attuale, ha infatti ribadito che la sola creazione di un efficace scudo anti-spread aiuterebbe i Paesi con alti tassi di interesse. E ha ammonito: “Sarebbe una cosa terribile se l’euro dovesse diventare poco a poco un fattore di disintegrazione”. Quanto all’Italia, se da una parte Monti torna a dire che il Paese non ha bisogno di un salvataggio, dall’altra  gli aiuti “potrebbero essere necessari, forse in relazione alla lentezza con la quale i mercati comprendono gli sforzi compiuti e i risultati raggiunti”. Monti si è quindi mosso in scia al manifesto  della settimana scorsa di Mario Draghi: “Direi che ad aver bisogno di aiuto è il funzionamento del mercato dei titoli di stato nella zona euro ed è precisamente l’appello per una maggiore stabilità di questi mercati fatto dal Consiglio europeo del 28-29 giugno”, ha detto aggiungendo che  “L’Italia è in una situazione comoda dal punto di vista delle finanze pubbliche, ma è in una situazione molto scomoda riguardo lo spread irrealisticamente alto. Per questo si attende dei modi in cui lo spread sia determinato sui mercati in un modo più rispondente alla situazione economica dei Paesi e questo richiede decisioni a livello europeo nei termini che sono stati largamente menzionati nel vertice Ue di fine giugno”.

 Cautela, intanto, sui mercati in attesa che la Bce scopra le carte: già domani si potrà sapere quali azioni intraprenderà per difendere la moneta unica. Ma la tensione tra Ue e Banca Federale tedesca non si placa: “La Banca centrale europea non deve oltrepassare il proprio mandato”. A dirlo è il presidente della Bundesbank Jens Weidmann, aggiungendo che i governi sovrastimano le possibilità dell’Eurotower. Una dichiarazione che si somma a quella di pochi giorni fa, quando aveva diffidato l’istituto europeo dall’acquistare bond. Poi avverte: “Siamo la maggiore e la più importante banca centrale dell’Eurosistema e abbiamo una voce più importante rispetto ad altre banche centrali dell’Eurosistema”. Weidmann spiega poi che la Bundesbank “dovrà continuare a usare tutte le sue risorse, a tutti i livelli, per affermare le posizioni in cui crede e assicurare che l’unione monetaria rimanga un’unione improntata alla stabilità”. Si tratta di frasi pubblicate sul sito della banca centrale tedesca, in occasione dei 55 anni dalla sua fondazione, ma risalenti a un’intervista del 29 giugno.

La giornata sui mercati si è comunque chiusa positivamente per l’Italia, con i rendimenti del Btp decennale che sono scesi al 5,9% raffreddando ancora un po’ lo spread con il Bund tedesco di pari durata che si è avvicinato a quota 450. Stabile, invece, il Bonos spagnolo con il differenziale rispetto ai titoli di debito della Germania che è calato di pochi punti attestandosi a 528. Contrastate, invece, le Borse europee, con Milano che ha chiuso in territorio positivo (+0,27%) nonostante il tonfo di Mediaset che ha pagato i conti e le incertezze sul dividendo con un crollo superiore al 10% e Madrid in negativo (-0,27%). Oscillante anche Wall Street in attesa delle decisioni della Federal Reserve e della Banca centrale europea in risposta all’inasprirsi della crisi del debito.  Sui mercati, infatti, l’aspettativa sui possibili interventi dei due istituti centrali a sostegno delle rispettive economie è in salita. La Banca centrale americana, che si pronuncerà in serata, ha in realtà pochi margini di manovra sui tassi ma potrebbe annunciare un nuovo round di acquisti di bond. Intanto stamattina il presidente Usa, Barack Obama, in una conversazione telefonica con Monti, ha ripetuto il suo appoggio a “un’azione decisiva” per risolvere la crisi nell’eurozona e salvare l’euro. Più incisivo il segretario del Tesoro Usa Tim Geithner, secondo cui i leader europei devono prendere misure “per abbassare i tassi d’interesse pagati dai Paesi che stanno facendo riforme e fare “qualcosa in più per contribuire a sostenere la crescita nel breve termine”.

 

 

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