Scoperto un gene che causa la Sla. E a questa ricerca hanno partecipato anche scienziati italiani. C’è del “made in Italy” infatti nell’ultimo passo avanti nello studio della Sclerosi laterale amiotrofica che si è guadagnato le pagine della rivista Nature. Un team internazionale di ricercatori guidato dal Dipartimento di neurologia dell’università del Massachusetts, in collaborazione con l’Istituto Auxologico Italiano-università degli Studi di Milano (Centro ‘Dino Ferrarì), l’Istituto neurologico Carlo Besta e l’università di Pisa, ha scoperto un nuovo gene che causa la grave malattia neurodegenerativa. Si chiama Profilina 1 e per gli scienziati c’è un legame fra la mutazione di questo gene e la Sla. La ricerca è stata realizzata con il finanziamento della Fondazione Arisla (progetto ExomeFals). Per lo studio, condotto dal consorzio guidato da John E. Landers, professore dell’ateneo del Massachusetts, e realizzato con il contributo importante dei due istituti scientifici milanesi, è stata utilizzata una tecnologia all’avanguardia chiamata ‘exome sequencing’ che consente di sequenziare le regioni codificanti dell’intero genoma. E’ così che i ricercatori hanno scoperto che il 2-3% di tutti i pazienti affetti da una forma genetica di Sla risulta portatore di mutazioni nel gene Pfn1 che nelle cellule codifica per la proteina Profilina 1. Una proteina “fondamentale per il citoscheletro, l’insieme delle strutture che costituiscono l’’impalcaturà delle cellule e che permettono il trasporto di organelli a loro interno – spiega Vincenzo Silani, uno degli scienziati italiani che ha contribuito alla scoperta con Nicola Ticozzi, Antonia Ratti, Cinzia Tiloca dell’Auxologico-università Statale di Milano (Centro ‘Dino Ferrarì), Claudia Fallini ora all’Emory university di Atlanta e Cinzia Gellera e Franco Taroni del Besta – Profilina 1 regola il corretto assemblaggio delle molecole di actina nei microfilamenti ed è indispensabile per la maturazione e il corretto funzionamento dei motoneuroni”. 

“Con le nostre ricerche – continua Silani – abbiamo dimostrato come le mutazioni di Pfn1 trovate nei pazienti affetti da Sla alterano il legame con l’actina, riducendo la formazione di microfilamenti e impedendo il corretto sviluppo delle fibre nervose (assoni e dendriti) motoneuronali. Gli esperimenti effettuati hanno anche evidenziato come la proteina mutata diventi insolubile formando aggregati che ‘soffocanò la cellula”. La scoperta delle mutazioni in Pfn1, riportata nello studio che si è avvalso anche del contributo clinico di Gabriele Siciliano dell’università di Pisa, “dimostra che alterazioni nel citoscheletro e nel trasporto assonale possono essere determinanti nel causare la Sla”, sottolinea Gellera. Sarà quindi di estremo interesse studiare questo nuovo meccanismo patogenetico nella prospettiva di sviluppare nuove terapie neuroprotettive efficaci”.

Oggi infatti per la Sla, malattia neurodegenerativa che colpisce i motoneuroni (le cellule del sistema nervoso che comandano i muscoli), determinando la paralisi progressiva di tutta la muscolatura scheletrica, non esiste una terapia efficace. E l’attuale mancanza di farmaci in grado di curarla, spiegano gli esperti, è in gran parte diretta conseguenza delle scarse conoscenze relative alle cause e ai meccanismi determinanti la malattia. Negli ultimi anni gli studi genetici sulla Sla hanno iniziato a far luce su questi meccanismi, consentendo la creazione di modelli biologici di malattia su cui sperimentare nuove molecole. Ma tuttora la causa genetica rimane ancora sconosciuta in circa la metà dei casi di Sla familiare. Il consorzio ExomeFals, fondato da Auxologico e Besta con l’università del Massachusetts nel 2010 e diretto da Silani, punta a sequenziare il genoma di tutti i pazienti italiani con Sla familiare e a individuare nuovi geni e nuovi meccanismi patogenetici per decifrare le cause della malattia. La definizione genetica delle forme familiari avrà un impatto anche per le forme di Sla sporadica, se chiarirà comuni meccanismi di patologia.

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