La decisione del Ministro Passera di assegnare per vent’anni 19 frequenze televisive ha assestato un altro duro colpo al rinnovamento della televisione italiana. Vent’anni sono già di per sé un orizzonte lungo, figuriamoci per un mercato in continua evoluzione come quello dei media e delle telecomunicazioni. A beneficiare dell’assegnazione sono in massima parte i soliti noti (4 frequenze alla Rai, 4 a Mediaset, 3 a Telecom Italia Media e le restanti ad altri operatori), confermando quindi la fotografia di una televisione italiana in mano a pochissime aziende, come mostrano i dati di quattrogatti.info che vi proponiamo alla fine dell’articolo.

A questo si aggiunge il fatto che l’assegnazione sostanzialmente gratuita dei diritti d’uso delle frequenze va contro i principi più volte ribaditi in Europa. Come sottolineato, infatti, dal Parlamento europeo (Direttiva 2009/140/EC), le frequenze dovrebbero essere considerate una risorsa scarsa, dall’importante valore non soltanto pubblico, ma anche di mercato. L’assegnazione gratuita annulla quindi ogni possibilità da parte dello Stato di fare cassa tramite la concessione di questo bene.

Resta tuttavia ancora una partita aperta, l’ultima ormai prima del passaggio definitivo al digitale terrestre: l’ormai fu beauty contest, il provvedimento dell’ex Ministro Romani che il Governo ha tramutato in un’asta pubblica. Stando al decreto legge, entro fine agosto dovranno essere pubblicati i termini della gara per aggiudicarsi sei frequenze, di cui cinque di fatto costituiscono il pacchetto più pregiato perché riguardano la diffusione televisiva terrestre. Il tutto potrebbe fruttare allo Stato da 1-1,2 miliardi, secondo le stime di Mediobanca, a 2,4 miliardi, secondo lavoce.info.

A giudicare però dagli episodi di questi giorni nulla si può dare per certo. A regolare la gara sarà infatti l’Agcom, l’autorità per le comunicazioni, che da un paio di mesi si trova in una situazione di stallo, fra il precedente consiglio, scaduto a metà maggio, e il nuovo consiglio che dovrebbe diventare operativo in questi giorni. Si parla quindi già di una proroga ad ottobre, per dare tempo al nuovo consiglio di definire la gara. Non è ancora il caso di fare previsioni, insomma, sui possibili esiti dell’asta. Resta il fatto però che l’ex beauty contest sembra ormai l’ultimo terreno di battaglia su cui giocare l’apertura del mercato televisivo. Se anche questa battaglia andasse persa, non sorprendiamoci se ci toccherà parlare ancora a lungo del duopolio televisivo.

di Davide Morisi

Il duopolio televisivo e il digitale terrestre (2) from Quattrogatti.info

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