Che si prepari la generazione duraniana all’arrivo dei Duran Duran all’Arena della Regina in Piazza Repubblica a Cattolica venerdì 20 luglio; giusto una settimana prima che la mitica band torni oltremanica per cantare all’inaugurazione dei Giochi Olimpici di Londra ad Hyde Park.

Un costo che va dai 39 ai 69 euro è più che ragionevole se si pensa che una volta entrati si vivrà un flash back lungo trent’anni e soprattutto che si assisterà allo show, glamour e decadente, della band da 85 milioni di dischi, 29 album e 18 dischi di platino. Anche se un tantino ingrassati e con gli occhi anneriti da un po’ di eccessi, i DD riproporranno le hit responsabili di un decennio di isteria collettiva, e regaleranno a tutte le ex ragazzine che negli anni ’80 baciavano il poster di John Taylor prima di quello di Eros Ramazzotti, un favoloso salto indietro. E quando i Duran Duran incominceranno a suonare, d’improvviso la permanente ritornerà di moda, assieme agli zaini Invicta, alle tracolle Naj Oleari, e ai Levi’s. Ci saranno anche i paninari a vederli, forse anche le loro mogli, e forse ci sarà anche l’ormai cinquantenne Clizia Gurrado, con gli occhi gonfi di nostalgia e ancora qualche speranza di riuscire a sposare Simon Le Bon.

È il 1978 quando un ragazzino di 17 anni di Birmingham, di nome John Taylor, appoggiata la chitarra acustica pagata 12 sterline al muro della camera con tutti gli idoli appesi (Mick Ronson, Phil Manzanera, David Bowie, Johnny Thunders), esce e va in salotto. Accende la tv e si ritrova davanti a un lungometraggio di fantascienza, il titolo è Barbarella. Si incanta davanti al protagonista, impersonato da Milo O’Shea, è cattivo e insidia la sexissima Jane Fonda, è il dott. Duran Duran. Il giorno dopo Taylor racconta la sua epifania al compagno di scuola e amico Nick Rhodes. Insieme  alla voce di Stephen Duffy, il clarinetto e il basso di Simon Cooley, mentre esplodono i Sex Pistols, i Clash i Ramones dei Kraftwerk, decidono che  Duran Duran suona bene.

Il 5 aprile del 1979 i Duran Duran si esibiscono in pubblico con canzoni ispirate a Hemingway, Kerouac e Fitzgerald. Escono dal gruppo Duffy e Cooley ed entrano altri due Taylor nessuno parente con l’altro: Roger alla batteria e poi anche Andy alla chitarra. “Dov’è il cantante?” Chiedono i padroni del Runner, il locale dove il gruppo provava. “Non c’è”, rispondono loro. La barista allora raccomanda il ragazzo che da un po’ di tempo sta frequentando, un certo Simon John Charles Le Bon. Viene dal punk e all’audizione si presenta con i pantaloni leopardati color rosa, e un block notes contenente le prime stesure di quelle che poi diverranno The Chauffeur, Sound of Thunder e Tel Aviv.

Così aggressivi e puliti, i DD iniziano subito ad essere sempre nel posto giusto al momento giusto; non c’è settimana dove nelle riviste più pop degli States e del Regno Unito non si parli di uno di loro. Sono come una scatola di Quality street (marca di cioccolatini), tutti diversi ma tutti ugualmente piacevoli. Precursori delle boy band, popolari come i fast food, la critica seria inizia a etichettarli come bei bambolotti per tabloid. Ma “some new romantic looking for the tv sound” ribatte Le Bon in Planet Earth, quattro minuti di pop dance elegante e incalzante, funk disco robotica dal cantato decadente, il primo estratto del primo album Duran Duran (1981). Ma a sancire il successo duraniano planetario e imperituro sono anche i videoclip stereotipati, che prendono il via con Girls On Film, dove due donne in topless si arrotolano nel fango, lanciato da MTV negli Stati Uniti.   

Nel 1983, dopo che aggiungono  Is there something i should know al primo album Duran Duran e le maldicenze della stampa seria continuano, succede che anche Andy Warhol gli chiede l’autografo e diventa il loro guru; non conta insomma quel che si dice, l’importante è che se ne parli. E per strada a Times Quare il traffico si blocca, e deve intervenire la polizia, perché l’isteria dei fan e dei teenager che aggrediscono i DD ricorda tanto quella dei Fab Four. E questo è solo l’inizio dei Fab Five; ad aspettarli ci sono almeno altre dieci pagine di biografia con prevedibili curve su e giù: 1986-1994 l’inizio del declino, tra il 1997 e il 2001 le scissioni fino a restare in tre, poi di nuovo il decollo che sfrutta l’avvento del web, e tra il 2001 e il 2005 la reunion. I DD festeggiano il loro 25° anniversario con sold out in Giappone, in California e in Nevada, in 25 città americane, alla festa privata della Microsoft e al 38° Super Bowl. La loro esecuzione “un po’ ” tamarra di Wild Boys, segna l’inizio della partita entrando nelle case di milioni di persone in tutti gli Stati Uniti. Ingordi di successo fanno concerti pure nel mondo virtuale di Second Life e con Nick Wood Simon Le Bon pubblica su iTunes Store Japan il singolo Nobody Knows. Suonano ai Giochi olimpici invernali di Torino 2006, nel 2008 vanno a Sanremo per eseguire Falling Down, e nel 2010 escono con l’ultimo album All you need is now, al primo posto delle classifiche generali in otto nazioni. Le recensioni sono generosissime e il loro 29° album è considerato il seguito del grande classico Rio (1982).

Ma a Cannes, alla vigilia del loro All You Need is Now World tour, Le Bon perde sei semitoni e le date, anche quelle italiane, vengono cancellate. Lo scorso settembre la tournée è ripartita, a vederli a Cattolica arriveranno in massa come nell’’85 a San Siro. Forse ci sarà anche Clizia, con le mani nei capelli e il fanatico pensiero: Sposerò Simon Le Bon. Anche se nella vita vera ha sposato Sergio…

Per info www.ticketone.it

di Elisa Ravaglia

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