The Daily è “sotto osservazione”. Il quotidiano nato su iPad e per iPad perderebbe 30 milioni di dollari all’anno e la proprietà, la News Corporation di Murdoch, starebbe pensando alla sua chiusura. Ogni decisione viene comunque rimandata a dopo le elezioni presidenziali del 6 novembre, quando il panorama politico ed editoriale sarà più definito. La scomparsa di The Daily, secondo molti osservatori, sarebbe un segnale allarmante di un fenomeno più vasto e sinora sottostimato: la Rete, e le nuove piattaforme news sperimentate, non sono infatti esenti dalla crisi più generale che colpisce l’editoria e l’informazione tradizionale.

La notizia della chiusura di The Daily – lanciato da News Corporation e Apple nel febbraio 2011 e destinato esclusivamente alla distribuzione digitale tramite iPad – non è comunque ufficiale, ed è anzi negata con forza dai responsabili del magazine. In una lettera al suo staff, pubblicata sul sito di The Daily, il direttore Jesse Angelo scrive: “Quanto alle ultime voci, non informate e non vere, che parlano di una nostra chiusura, vi invito a ignorarle… La verità è che abbiamo più di 100mila sottoscrittori paganti, che per il 98% stanno rinnovando la loro sottoscrizione, e inserzionisti fantastici che adorano il nostro brand… Ascoltate loro, e non chi ci odia”.

Nonostante le rassicurazioni di Angelo, la notizia che The Daily è “on watch” viene confermata da diverse fonti anonime all’interno di News Corporation, e gli stessi reporter della rivista dicono di tenere pronti i propri curricula in caso di licenziamento. Il giornale sarebbe vittima delle aspettative troppo alte che ne accompagnarono il varo, il 2 febbraio 2011, al Guggenheim Museum di New York, presenti gli stati maggiori di News Corporation e Apple. In quell’occasione Eddie Cue, vice-presidente della divisione software e servizi Internet di Apple, disse che The Daily, rivolto a un pubblico il più vasto possibile, avrebbe “ridefinito il mondo delle News”. Per la prima tablet publication al mondo, pensata con l’intervento diretto di Steve Jobs, vennero dati allora i primi dati di mercato: 99 cents per una settimana di sottoscrizione; 39,99 dollari all’anno. Il pareggio di bilancio entro cinque anni (in anticipo, quindi, sulle imprese editoriali tradizionali).

Qualcosa però non deve essere andato secondo le attese. Lo stesso direttore Jesse Angelo, nella lettera al suo staff, parla di “pressioni di mercato… che ci costringono a evolvere, adattarci, cambiare, per poter competere e aver successo”. Le pressioni di mercato vanno ad aggiungersi alla crisi di News Corporation, il gigante mediatico di Rupert Murdoch, che dopo la chiusura di News of the World affronterà nei prossimi mesi una riorganizzazione interna che spezzerà in due la società: da un lato la divisione entertainment (ben più redditizia economicamente, comprendente 20th Century Fox, Fox News Channel e Fox Broadcasting Network); dall’altro quella editoriale, molto meno appetibile in termini di entrate (Wall Street Journal, il Times di Londra, HarperCollins, lo stesso The Daily). Un amaro anticipo di quello che potrà succedere è arrivato con la chiusura di Newscore, l’“aggregatore” cui toccava il compito di raccogliere notizie e commenti delle altre testate del gruppo. La miscela di informazione e entertainment, nel più puro stile Murdoch – dalla notizia del viaggio di Obama in Afghanistan alla più bieca cronaca nera al pettegolezzo sui divi della televisione – non ha, nel caso di Newscore, funzionato.

A The Daily comunque vanno avanti, come se nulla fosse. E, a dimostrazione che la crisi non esiste, presentano l’ultima proposta editoriale: WKND, il nuovo in-app magazine del week-end, che dovrebbe allietare i lettori con un misto di ricette, celebrities e consigli di viaggio.

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