“Non so nulla di questo conflitto, ma se sapessi qualcosa sarei con Napolitano”. Domenico Scilipoti, deputato di Popolo e Territorio, cade dalle nuvole. Non sa nulla del conflitto di attribuzioni sollevato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ma nonostante ciò non rinuncia a commentare la faccenda. Più informati sicuramente gli altri parlamentari incontrati a Piazza Montecitorio, tutti concordi nell’affermare che il Capo dello Stato ha fatto bene a rivolgersi alla Corte Costituzionale. “Napolitano non può essere intercettato” è il pensiero ricorrente. “Violazioni palesi e identiche ci furono anche nel precedente governo Berlusconi” afferma l’esponete del Pdl Alfonso Papa che aggiunge: “Il Quirinale se ne accorge solo adesso, meglio tardi che mai”. A sostenere l’operato della Procura di Palermo è sceso in campo anche il Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso. “Mica sta sul Monte Sinai” ribatte Paolo Cirino Pomicino “Grasso non ha la verità rivelata”. Che l’utenza intercettata dai pm palermitani fosse quella dell’ex ministro dell’interno Nicola Mancino, accusato di falsa testimonianza nell’indagine sulla trattativa Stato-mafia, è per i parlamentari un particolare irrilevante. Così come il contenuto delle intercettazioni tra il consigliere giuridico del Quirinale Loris D’Ambrosio e il politico ex Dc di Irene Buscemi

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