Nell’inchiesta sulla sanità in Lombardia spunta il nome del governatore Roberto Formigoni anche in relazione agli appalti per la fornitura di materiale sanitario, concessi a faccendieri e aziende private legate alla sua “corrente”, ovvero Comunione e Liberazione.

Come scrive Repubblica, nell’informativa del nucleo speciale di polizia valutaria depositata nell’indagine del procuratore aggiunto Francesco Greco e Carlo Nocerino compare più volte il nome di Formigoni, fatto dal faccendiere G.B. – commendatore e dirigente d’azienda nonché consulente dell’imprenditore Pio Piccini, con trascorsi giudiziari e interessato al business della telemedicina con la Regione Lombardia – e M.B., in un’intercettazione ambientale. Piccini voleva ottenere dalla regione Lombardia un bando ad hoc come era successo a General Electric, Assomed, Telecom e Beta80. I suoi trascorsi giudiziari, però, sono un ostacolo. Per questo G.B. tenta di farlo rientrare con l’intervento del vice del sottosegretario di Formigoni, Paolo Alli, secondo cui Piccini “deve a Formigoni 50mila euro e quindi ci sarebbe stata la necessità di farlo partecipare al progetto per evitare il fallimento del medesimo”. E ha tutti i motivi per farlo rientrare visto che teme che rilasci “dichiarazioni scomode all’autorità giudiziaria”. Quindi vogliono farlo collaborare con Beta 80 Group, società diretta da Alfonso Lovati.

Lovati prima di ricoprire questo incarico “era stato nominato dal governatore nel consiglio d’amministrazione di Smau, società del sistema Fiera di Milano, fino al 2001” e rientra nella cerchia di Comunione e Liberazione che include, ad esempio, “Lucchina, Bertoglio, Cannatelli, Lovati e De Poli”. Lucchina è il direttore generale della sanità e De Poli è presidente di General Electric Healthcare Italia. Il loro legame col movimento di cui Formigoni è memor domini sarebbe legato alla partecipazione di eventi ciellini. Nel più importante, il Meeting di Rimini, De Poli è stato coinvolto in tre incontri diversi sulla sanità, dal 2009 al 2011, e Formigoni sarebbe stato a conoscenza dei progetti della società indagata. 

Dalle intercettazioni emerge che la Regione Lombardia, e Formigoni in particolare, vorrebero coinvolgere Piccini e, secondo quanto emerge, “l’interessamento” sarebbe motivato dal denaro versato al Pirellone. “Guarda che lo conosco (Piccini) perché sono il suo consulente… Io lo so qual è il problema, gli ha dato soldi – spiega G.B.-. Perché io so a chi ha dato soldi e anche quanto ha dato. Li ha dati a Mazarino De Petro, gli ha dato 250mila euro”. De Petro è l’uomo di fiducia del governatore, già coinvolto nell’inchiesta Oil for food.

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