Il mare pubblico? A Catania è senza tutele. Nella città etnea ci sono quasi trenta chilometri di costa, ma gli spazi ai quali cittadini e turisti possono accedere senza pagare il biglietto si assottigliano e sono sempre più mal serviti. I problemi iniziano lo scorso 30 maggio, con il ferimento di Franco Carlino, titolare della Italia grandi eventi, ditta che si era aggiudicata l’appalto per la pulizia e il salvataggio nei solaria e nelle spiagge libere catanesi. È da quei cinque colpi di pistola esplosi dall’imprenditore Maurizio Borzì, davanti ai bagnanti, che s’intuisce che non sarà un’estate tranquilla per gli habitué del mare in città. Mentre c’è chi approfitta del caos, secondo le associazioni cittadine, per creare una mega struttura balneare – privata – a scapito del paesaggio mediterraneo e della vista di residenti e turisti.

Dal primo giugno, inizio della stagione, è stato un susseguirsi di raid notturni negli stabilimenti pubblici e disagi per i bagnanti. “Crediamo si tratti di un’intimidazione, non di atti vandalici, come ho anche riferito alla squadra mobile”, ha affermato Nicola Gentile, responsabile pro-tempore della società. Un lavoro lungo, quello della ditta, iniziato già nel 2011: “Abbiamo speso, solo lo scorso anno, più di 200mila euro in ristrutturazioni delle strutture fatiscenti delle tre spiagge libere”. Nonostante tutto, i dipendenti di Italia grandi eventi hanno cercato di mantenere fede agli impegni, grazie anche al sostegno del Comune. Ma lo scorso venerdì è giunta la rinuncia definitiva all’incarico.

Vista la situazione problematica, con la stagione estiva ormai avviata, è stata coinvolta la onlus Corpo volontario di soccorso in mare, subentrata già da sabato. Ma dopo soli tre giorni è arrivata la strana richiesta di anticipare i pagamenti e il conseguente abbandono dell’incarico. “Se entro le 11 non riceviamo il bonifico, chiudiamo tutto”, ha affermato un bagnino a quanti avevano sfidato la calura del lunedì mattina per trovare refrigerio in uno degli stabilimenti più famosi della città, quello della centrale piazza Europa. Morosità anticipata? “I soldi non c’entrano, è impossibile essere indietro con i pagamenti se il nuovo incarico è stato affidato tre giorni prima”, ha affermato nettamente l’assessore con delega al Mare Massimo Pesce. Ma anche la onlus si ritira e, nelle ore di incertezza di lunedì, chiude i cancelli del solarium con dentro alcuni bagnanti sbigottiti.

Una situazione “paradigmatica di un’amministrazione che vive alla giornata, che non può programmare perché non ha gli strumenti necessari”, ha affermato Orazio Licandro, coordinatore della segreteria nazionale dei Comunisti italiani-Federazione della Sinistra, riferendosi al bilancio di previsione 2012 del Comune di Catania, in stand-by perché manca il consuntivo 2011. Ma, dopo un paio di giorni con divieti di balneazione a tappetto, l’amministrazione decide di fare da sé. Con l’aiuto delle società partecipate. Per farsi perdonare, il sindaco Raffaele Stancanelli promette di devolvere il 20 per cento degli introiti alle associazioni antiracket etnee. E aggiunge ai servizi anche un piano di sorveglianza per ogni spiaggia libera e solarium.

Ma intanto non va meglio a chi decide di spostarsi lungo la costa. Incontrando la grande struttura privata che ha “colonizzato” un’area tra le più frequentate del litorale. La vegetazione e le formazioni vulcaniche, tratto distintivo della scogliera di Catania, sono state ricoperte dalle recinzioni di un lido, il Tribeach. Al posto del basamento lavico, un prato all’inglese, tavole in legno, bagni chimici, bambù. Sulla passeggiata cittadina, in quel tratto, il mare non si vede neanche più. L’area è strettamente controllata da Guardia costiera e Genio civile perché considerata a rischio crolli. La balneazione è già stata vietata in più punti della zona, compresa parte del lido. Che però è pronto a entrare in funzione. Proprio in un punto che ospita una vegetazione unica in tutta Italia. Lipu e Wwf Catania, il comitato cittadino Porto del Sole, CittàInsieme e la sezione catanese del Forum nazionale Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i territori hanno inviato una lettera alle istituzioni per denunciare lo stravolgimento del paesaggio. Ma a quanto pare il Comune da adesso avrà altre responsabilità.

di Carmen Valisano

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