Per i magistrati della procura di Trapani, Salvatore Savalli, 39 anni, aveva premeditato il suo proposito di uccidere la moglie Maria Anastasi di 39. Forse l’intenzione era anche quella di far sparire quel corpo dopo averlo martoriato anche con il fuoco. Ma in questo l’assassino non è riuscito. Il rogo non ha fatto scomparire nulla, ha solo aggiunto scempio ad altro scempio. Omicidio crudele, commesso da un marito che avrebbe pensato di restare vedovo per farsi una nuova vita con un’altra donna, Giovanna P., che già da qualche tempo viveva con lui, con sua moglie e con i loro tre figli.

A casa Salvatore aveva raccontato che quella donna, che aveva altri due figli, era una ex del fratello e stava con loro, sempre parole sue, perché aveva bisogno di aiuto. E invece lui aveva pensato ad un ménage a trois. Quando questo non è stato più possibile, è scattata la furia omicida. Adesso Salvatore per tanti a Trapani è “il mostro”. Così lo indicano la madre e la zia della vittima. E non solo loro. La Procura di Trapani ha messo già alcuni punti fermi in questa incredibile storia.

I pm Sara Morri e Andrea Tarondo ieri, durante l’interrogatorio, si sono trovati dinanzi l’ostinato silenzio di Salvatore che invece fino a qualche ora prima aveva raccontato tante cose, insistendo che la moglie era scomparsa la sera del 5 luglio scorso mentre i due erano usciti insieme, lui ad un certo punto si era allontanato da lei e non l’aveva più ritrovata. Poi aveva raccontato che era la moglie che aveva un amante e che quella uscita serviva a un incontro chiarificatore. Ma le sue contraddizioni, i racconti imprecisi e le testimonianze che nel frattempo i carabinieri avevano raccolto, lo hanno portato in cella, fermato, con l’accusa di omicidio.

Dalle carte di indagine emerge addirittura che ai suoi figli aveva detto di raccontare bugie ai carabinieri e di dimenticare di averlo visto uscire da casa portandosi appresso vanga, benzina e cemento, gli arnesi che servivano per uccidere e per fare sparire il cadavere.

E’ una storia drammatica con tanti protagonisti. Maria, la vittima, incinta al nono mese di gravidanza. Salvatore, l’omicida, un operaio che lavora nelle segherie di marmo e che nel 1995 era stato denunciato perché scoperto a tirare sassi, anzi macigni, da un cavalcavia autostradale. Giovanna, l’amante di Salvatore che sarebbe stata costretta ad assistere al delitto di Maria e che, sconvolta, ha raccontato ai pm la scena cui ha dovuto assistere. E’ anche la storia di tre giovani, Anna Maria, Simona e Carlo, di 16, 15 e 13 anni, figli di Maria e Salvatore. E’ la storia anche di un bimbo mai nato, quello che Maria portava in grembo: avrebbe dovuto partorire tra quindici giorni.

Tutto è successo nel pomeriggio del 5 luglio, il cadavere della donna è stato scoperto l’indomani verso le 14, in una trazzera di campagna vicino alla discarica comunale. In serata è scattato il fermo del marito. Una indagine che non è ancora conclusa: i militari sono ancora impegnati a cercare l’arma del delitto, gli abiti e gli oggetti che seguendo una perfetta logica criminale l’uomo avrebbe fatto sparire prima di decidersi a chiamare i carabinieri a notte fonda del 5 luglio per raccontare che la moglie era incredibilmente svanita nel nulla. Invece il corpo di Maria stava già riverso in quella strada di campagna dove sotto il sole cocente delle 14 dell’indomani sarebbe stato trovato dai carabinieri: un cadavere annerito dal fuoco con il quale Salvatore avrebbe cercato di cancellare per sempre l’esistenza di quella donna che lui aveva già annientato con la violenza quotidiana alla quale Maria aveva sempre risposto calando la testa e, secondo quanto emerge dai sopralluoghi degli investigatori dell’Arma, ha fatto così fino all’estremo sacrificio.

Quando i carabinieri avvertiti da una telefonata anonima sono arrivati in quella stradina, distante 25 chilometri da dove sino a quel momento Maria era stata cercata, secondo le false indicazioni del marito, hanno trovato dinanzi una scena raccapricciante: quella donna riversa faccia a terra, con le braccia sotto al viso, quasi che abbia cercato di difendersi fino all’ultimo sperando forse che quella violenza finisse presto come era successo anche altre volte. Invece è morta. L’autopsia prevista per lunedì pomeriggio dovrà stabilire se fosse ancora viva mentre il marito diventando assassino la cospargeva di benzina e accendeva le fiamme. Lui è rimasto in silenzio davanti ai pm, lunedì toccherà al gip andarlo a sentire.

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